INVESTIRE COLLEZIONANDO: L’importanza di un Consulente nell’investimento sugli Orologi di Lusso

Il mercato degli orologi è in forte espansione e rappresenta, se propriamente approcciato, un importante possibilità di diversificazione finanziaria nel management di un portafoglio d’investimenti.
La difficoltà nel ricercare e selezionare appropriatamente i modelli più performanti possono essere tra le necessità per cui è necessario affidarsi, nella gestione del processo di acquisizione, di un consulente certificato e competente.

 

L’orologio vintage come investimento

Oggi più che mai, l’orologio vintage da collezione è diventato un asset prioritario nel mondo dei portafogli d’investimenti. E’ considerato un bene rifugio, al pari di auto d’epoca, vini ed arte, ma con un potenziale decisamente maggiore, dato dalla relativa “giovinezza” del mercato di riferimento.
Sebbene gli orologi possano toccare anche il secolo d’età, il mercato del vintage da collezione è nato solamente alla fine degli anni ’90 e si è sviluppato nell’ultimo decennio. L’ingresso di importanti players e di capitali esteri, specialmente asiatici, ha significato l’inizio di importanti leve speculative che hanno condizionato il comportamento dei vecchi collezionisti nel tempo e ne hanno creati di nuovi.
Mentre il “vecchio” collezionista approcciava il mercato con il mantra “compra quel che ami“, interessandosi poco dell’aspetto speculativo, il mercato di oggi è senza dubbio più interessato all’area finanziaria.

Perché l’orologio?

La forza dell’orologio come asset è concepita in maniera totalmente differente dai tradizionali strumenti di investimento. Gli assets sono sostanzialmente contratti di cui si conosce il contenuto e la forma, ma rimangono intangibili.
Gli orologi, invece, in quanto beni fisici e collezionabili, si muovono in un mercato mosso dalla passione per l’oggetto e la necessità di goderne: il concetto di mera speculazione come unico scopo dell’acquisizione dell’asset è quindi carente.
Uno dei concetti che rende vivo il mercato è sicuramente il senso di appartenenza ad una comunità.
Sebbene gli orologi da collezione siano diventati un asset con caratteristiche a tratti paragonabili con i tradizionali strumenti d’investimento, la maggioranza degli attori non sono solamente speculatori, ma grandi appassionati e studiosi della materia.
Questo porta anche chi si affaccia per la prima volta al mercato a sentirsi parte di qualcosa, di un gruppo, che diventa una comunità globale di appassionati, prima che investitori.
I segnatempo d’epoca spesso hanno una storia unica, un design riconoscibile e dettagli che fanno emozionare. La loro attrattività e scarsità, date da una produzione terminata e non replicabile, li rendono oggetti meravigliosi e piacevoli da indossare.
Come risultato, esistono più potenziali compratori interessati ad entrare nel mercato, ma al contempo le opportunità di acquisire pezzi ragguardevoli si riducono grandemente.
Le ragioni sono sia psicologiche che tecniche. Coloro i quali possiedono questi nuovi assets sono spesso riluttanti alla vendita, rendendo l’offerta di gran lunga inferiore alla domanda
Inoltre, il crescente livello di interesse negli orologi – e conseguentemente, del loro valore – ha portato ad una sempre maggiore ricerca di pezzi in perfette condizioni di conservazione, ricchi di dettagli e coevi in ogni parte, escludendo dal mercato un considerevole numero di modelli che non rispettano queste caratteristiche.

Le caratteristiche di un orologio da investimento

Il fatto che gli orologi d’epoca siano diventati un asset è indubbiamente legato a differenti fattori, come la precedentemente nominata scarsità che li rende oggetti non replicabili.
In ogni caso, non deve credersi che ogni orologio d’epoca si comporti nella stessa maniera. Il mercato, ormai globale, è alla ricerca di tre fondamentali caratteristiche: qualitàdettagli ed origine.
Sono sostanzialmente questi i dettagli che determinano l’importanza di un pezzo e devono quindi essere strettamente osservati.
Anche le più importanti e conosciute referenze, comparabili alle blue chips, performano in un determinato modo solo se la provenienza è tracciabile e le condizioni ottime.
Di fatti, possiamo trovare diversi orologi con referenze importanti che, in asta, hanno performato in maniera deludente a causa di scarse informazioni sulla provenienza o importanti difetti come, ma non solo, lucidature della cassa, riverniciature dei quadranti, inserti ghiera non coevi.
Per semplicità d’esempio, esaminiamo la ben nota referenza 6263 di Rolex.
Questo affascinante modello ha una vasta gamma di caratteristiche che lo rendono rilevante agli occhi dei collezionisti. Considerando esemplari con tratti simili ed analizzando i risultati alle aste recenti, possiamo facilmente osservare un trend tendenzialmente positivo.

Sebbene un trend generalmente in crescita, ci sono risultati “non-bull” in questo range temporale che suggeriscono una minima volatilità dei prezzi.
Questo è dovuto alla varietà di pezzi apparsi in asta: alcuni esemplari non erano in condizioni conservative adeguate o la non coevità di alcuni elementi hanno influenzato i prezzi.
Se, d’altro canto, isoliamo esemplari con uguali caratteristiche importanti per il mercato, notiamo immediatamente come la generale qualità del pezzo viene sempre debitamente pagata. E’ fondamentale comprendere come anche le più importanti performance sono supportate dalle precedenti caratteristiche, ma amplificate dai dettagli.
La quotazione di un orologio in eccellenti condizioni, anche con conosciuta e tracciabile provenienza, può drasticamente cambiare a seconda di dettagli grafici o estetici.
Un esempio sono i font dei quadranti, usati per periodi più o meno lunghi, o pensati per orologi inizialmente riservati a specifici mercati o che, ancora, identificano serie più o meno rare a seconda di “difetti” nella finitura, nell’applicazione del materiale luminoso, ecc…
Parlando di rilevanza storica, non possiamo non menzionare gli orologi assegnati, ovvero quelli forniti a corpi militari, o con quadranti raffiguranti gli stemmi di una nazione o regno.
Nonostante sia stato affrontato qualche punto nei paragrafi superiori, è facile capire come il soggetto degli studi e delle ricerche in termine di collezionismo si espanda esponenzialmente all’approfondirsi dello studio.

Tudor assegnato alla Marina Americana (NAVY), dalla nostra Collezione

 

Rolex con insegna Araba, dalla nostra Collezione


Il COVID-19 e le performance del mercato

Il crescente interesse globale ha portato il mercato, nel corso dell’ultimo decennio, a performare in maniera crescente e con uno stabile incremento dei prezzi. E’ però stato dal 2020 che si è consacrato l’orologio come effettivo oggetto d’investimento (ed interesse). La ragione sta nella storicità ed rilevanza qualitativa dei pezzi proposti ed, ancora una volta, il loro valore viene riconosciuto all’interno di portafogli d’investimento e prestigiose collezioni. Ancora, siccome non sono collegati ai tradizionali strumenti d’investimento, non sono stati influenzati dalla performance globale del mercato e la volatilità è controllabile scegliendo pezzi di qualità che, data l’intrinseca scarsità degli stessi, godranno di un’evoluzione dei prezzi spesso prevedibile da consulenti competenti.

L’importanza del consulente nella selezione dell’orologio

Si rende dunque fondamentale scegliere il giusto consulente, che sia in grado di supportare sia chi si approccia per la prima volta al mercato, sia il collezionista più esperto, nel vasto panorama delle opportunità d’investimento.
Il compito del consulente è innanzitutto consigliare nella fase di acquisto, conoscendo approfonditamente la materia e le ragioni che portano una referenza a performare meglio delle altre, e dunque ad essere considerata un valido asset capace di soddisfare le aspettative del cliente.
E’ altrettanto fondamentale l’importanza della consulenza nella gestione dell’asset e nella sua liquidazione, muovendosi in un mercato non regolamentato dalle classiche procedure finanziarie e dunque complesso nella gestione per l’investitore privato o il collezionista.
Essere in grado di affidarsi ad un consulente competente, certificato ed ufficialmente riconosciuto è d’obbligo se si vuole essere tutelati nella trasparenza e nell’esperienza riservate al cliente in ogni fase della relazione.

 

Per informazioni:marika.lion@lacompagnia.it

 

 




INVESTIRE COLLEZIONANDO: UN PATEK PHILIPPE NON SI POSSIEDE MAI COMPLETAMENTE

La Compagnia Holding
Un Patek Philippe non si possiede mai completamente, semplicemente si custodisce e si tramanda”, un motto che trasuda identità e legame con la tradizione, il passaggio di mano simbolico fra generazioni che, per forza di cose, avviene anche in Patek Philippe. Un ambiente sicuramente prono all’innovazione, purché porti con sè gli stilemi cardine dell’azienda; forse avrete già capito che stiamo parlando del Nautilus, il primo “salto nel vuoto” fatto da Patek Philippe. Un salto nel vuoto perché fino al 1976 la casa ginevrina era sempre stata sinonimo di eccellenza nel campo delle complicazioni ma sappiamo anche che proprio in quegli anni vi era il boom degli gli orologi al quarzo che, provenienti dal Giappone, stavano mettendo a dura prova l’orologeria meccanica svizzera. A tal proposito, ogni brand cercava un escamotage per sfuggire alla morsa della concorrenza del quarzo giapponese. Sulla scia del Royal Oak, lanciato 4 anni prima da Audemars Piguet, anche Patek Philippe decise di puntare su un segnatempo che fosse un trait d’union fra eleganza, data dall’eseiguo spessore e la cassa dai profili smussati e sportività, conferitagli dal materiale, l’acciaio, ed il bracciale.

 

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Disegni originali firmati Gerald Genta di Nautilus e Royal Oak

Entrambi gli orologi nascono dalla matita di Gerald Genta, personaggio chiave che non ha solamente risollevato le sorti dei due brand ma ne ha altresì spianato la strada per un successo che ancora oggi non accenna a finire. Come spesso accade, l’ispirazione non muove da calcoli o studi ma si manifesta inaspettatamente nel quotidiano e sta all’artista saper coglierla ed incanalarla nei giusti binari. Il Nautilus ne è la prova, con Genta che durante una cena posa lo sguardo sulla finestra a forma di oblò del ristorante e ne trae l’idea per la cassa. Il lancio del Nautilus venne accolto con morigerato entusiasmo, in quanto, da un lato vi era l’innegabile finezza costruttiva ed estetica ma dall’altro alcuni clienti rimasero sorpresi nel vedere Patek Philippe virare su un segnatempo tanto sportivo e versatile. Il successo planetario di cui oggi il Nautilus gode era ancora lontano.

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Pubblicità Nautilus ref. 3700 in acciaio

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Brevetto della cassa del Nautilus. Credits: Monochrome Watch

Il primo Nautilus nacque sotto la referenza 3700 e veniva distribuito nelle versioni acciaio, oro ed oro-acciaio. Ad oggi tale referenza risulta sicuramente la più ricercata dai collezionisti, sia perché rappresenta la prima iterazione di questa icona, sia in quanto molti la considerano la versione più riuscita esteticamente. Infatti, accanto ad uno spessore estremamente ridotto, il primo Nautilus sfoggia una cassa di 42mm, dimensioni piuttosto inusuali per l’epoca, tanto da meritare l’appellativo di “jumbo”.

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Nautilus 3700 in acciaio. Credits: Phillips

 

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Nautilus 3700 in oro giallo. Credits: Christie’s

Proprio per accontentare la fetta di clienti desiderosa di una cassa con diametro più contenuto, nel 1981 Patek Philippe introduce la referenza 3800, ancora oggi apprezzata per l’enorme versatilità e la varietà di configurazioni disponibili. Poco dopo il nuovo millennio, nel 2004 Patek Philippe concentra le sue forze sul Nautilus, modello che da tempo non veniva innovato. La prima manovra consiste nel riesumare la cassa jumbo da 42mm del 3700, che non risulta più oversize ma perfettamente in linea con gli attuali gusti del pubblico. Nasce così la referenza 3711, la quale verrà prodotta esclusivamente in oro bianco e rappresenta la transizione verso la nuova generazione del modello. La 3711 rappresenta una rarità in termini di numeri di produzione, in quanto rimase in catalogo solo dal 2004 al 2006, anno in cui verrà introdotta la referenza che ha fatto conoscere il Nautilus al grande pubblico, la 5711.

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3711 in oro bianco. Credits: Phillips

A differenza del Royal Oak, declinato nel tempo in numerose versioni e complicazioni, il Nautilus è sempre rimasto piuttosto fedele al disegno originale e non ha mai visto l’aggiunta di complicazioni oltre la data e l’ora. Tutto ciò fino al 2018, anno in cui Patek Philippe abbina il calendario perpetuo al Nautilus in una soluzione largamente apprezzata dai collezionisti. Tale referenza, la 5740, ha rinvigorito il modello e diventerà certamente un futuro must-have.

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5740 calendario perpetuo. Credits: Phillips

Negli ultimi 5 anni, le quotazioni del Nautilus sono andate aumentando in maniera costante con il 3700 che a poco a poco ha trainato anche le referenze successive, compresa l’attuale 5711. La versione in acciaio della 3700 risulta essere la più ricercata, dal momento che sin dal 1990, anno in cui cessa la produzione della referenza, bisognerà attendere il 2004 per vedere nuovamente un Nautilus con cassa jumbo da 42mm. Oltre ai metalli canonici, esistono degli esemplari rarissimi di 3700 in oro bianco e platino. Se l’oro bianco può essere considerato una rarità degna di aggiudicazioni altissime, il platino realizzato in un meno di 5 pezzi rappresenta il re dei Nautilus e ne riassume al meglio l’importanza.
Quest’ultimo è apparso in asta per la prima volta nel 2013, momento in cui il Nautilus non godeva ancora dell’attenzione odierna, conseguendo la cifra record di 730.000 euro. Qualora tornasse sulle scene, tale esemplare conseguirebbe certamente un risultato di gran lunga superiore. Infatti, un esemplare in oro binaco, battuto nel 2020 ha ottenuto un risultato molto simile(690.000 euro) nonostante la differente rarità. Ciò riflette palesemente la crescita che il Nautilus ha sperimentato negli ultimi anni.

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3700 in oro bianco battuto nel 2020 da Phillips per 690.000 euro. Credits: Phillips

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3700 in platino battuto nel 2013 da Christies per 730.000 euro. Credits: Christie’s

Abbandonando le rarità assolute, possiamo osservare che attualmente un 3700 in acciaio possiede una quotazione che oscilla tra i 130.000 ed i 200.000 euro, cifra che vista la maggiore rarità può spaziare dai 180.000 ai 300.000 euro per gli esemplari in oro. La forbice indica le variazioni di prezzo che intercorrono fra i diversi esemplari, a seconda delle condizioni in cui si trovano e della presenza o meno del corredo originale.
La crescita esponenziale del Nautilus ed in particolare della referenza 3700 non deve sorprenderci, in quanto tale modello riflette in pieno le tendenze estetiche attuali e portandosi addosso la storia e la tradizione di un marchio come Patek Philippe, crea un binomio irresistibile per qualunque collezionista.

La ricerca è stata effettuata da Lorenzo Rabbiosi

Per informazioni: marika.lion@lacompagnia.it