SUI MERCATI PREVALGONO I TIMORI

Sui mercati borsistici di tutto il mondo parecchio è cambiato dal famoso annuncio di Donald Trump nel “liberation day”: lo scorso 2 Aprile 2025. Dopo l’annuncio tutte le asset class perdevano valore e sembrava che gli investitori avrebbero messo per un bel po’ di tempo i remi in barca in attesa del peggio. E invece in meno di un mese è accaduto tutto il contrario. La parola d’ordine circolata tra gli investitori professionali (vendere) è stata rovesciata dagli investitori del cosiddetto “retail” (brutta definizione, alla lettera: dettaglio, usata per denominare gli investitori “fai da te”, noti anche come e-traders). Questi si sono coordinati tra loro come ai tempi delle “meme stocks” per far salire i listini delle borse e contrastare in tal modo il mantra prevalente dei gestori che gridava all’allarme per le disastrose conseguenze economiche che avrebbero avuto i dazi di Trump.

 

Un po’ il “retail” ha avuto ragione: l’incertezza derivante dai dazi di Trump è stata quasi una bufala circolata sul mainstream per attaccare la leadership politica del nuovo presidente! Negli scorsi due mesi non si è vista alcuna “stagflazione“. Anzi, abbiamo recentemente rischiato stagnazione e inflazione a causa dell’estendersi della guerra in Medio Oriente e nemmeno in questo caso gli indicatori economici hanno cambiato direzione. L’economia americana “tiene” enbsp; il risultato finale delle vendite dei grandi gestori di patrimoni e dei riacquisti dei piccoli speculatori è stata una “V” profonda dei listini azionari un po’ in tutto il mondo, con le borse europee che hanno leggermente sopravanzato quelle americane anche a causa del deprezzamento del Dollaro. La scorsa settimana però l’indice principale di Wall Street (l’SP500) ha segnato un nuovo record storico.


Dunque la tempesta attesa (inflazione, recessione, perdita di fiducia e calo dei profitti) si è risolta in tre mesi in nuovi record storici delle borse. L’aspetto comico di questa faccenda è stato che i grandi gestori di portafogli si sono ritrovati non soltanto schiaffeggiati da un mercato che ha volto al rialzo nonostante tutto, ma anche costretti ad alimentare loro stessi il rialzo delle borse, andando a ricomprare in fretta e furia (anche se non completamente) ciò che avevano venduto per non sotto-performare troppo rispetto al mercato.

E’ tuttavia normale che, di fronte a movimenti così ampi delle principali borse globali, giunti ai massimi storici di Wall Street qualcuno alla fine abbia deciso di prendere beneficio e ridurre la propria esposizione al mercato azionario. Ed è altrettanto normale che qualcuno si faccia due domande circa la sostenibilità del listini di borsa giunti a questi livelli, dal momento che il quadro generale resta incerto. Molto incerto! Proviamo dunque a vedere perché.


Innanzitutto c’è una domanda di fondo: dove andranno i tassi d’interesse? Sembrano confermare lo stop alla loro discesa. Anzi negli ultimi giorni si è visto qualche rialzo proprio in America, dove sono già piuttosto alti. E se i tassi a lungo termine crescono non è certo normale che le borse segnino nuovi massimi. Quando il saggio di sconto degli utili futuri cresce le aziende valgono meno.

Inoltre c’è il problema della debolezza del Dollaro, circa la quale nessuno è in grado di fare buone previsioni. Per certo c’è stato sino ad oggi un enorme “ipervenduto” che fa pensare a una risalita del cambio contro le altre valute a causa delle possibili ricoperture. Sempre che non intervenga un nuovo esodo in massa dei capitali internazionali dai mercati americani.

C’è però più di un problema per il biglietto verde: la de-dollarizzazione è comunque in atto e Trump sta lanciando una sorta di nuovo “liberation day” con rialzi a raffica delle tariffe doganali nei confronti di mezzo mondo. Cosa che fa temere nuove fughe dagli USA con conseguenze negative per il cambio del Dollaro, nonostante il fatto che i rendimenti offerti dai Treasury Bonds a stelle e strisce siano elevatissimi. Inoltre le nuove leggi approvate dal Congresso fanno temere per la traiettoria ascendente del debito pubblico americano e possono contribuire a generare una crisi di fiducia nei confronti degli USA.


Il punto è che l’andamento dei principali indici azionari americani resta fortemente legato al cambio del Dollaro circa il quale nessuno è davvero in grado di fare previsioni. Dunque l’attesa generale di un ridimensionamento dei listini dopo aver toccato nuovi massimi resta elevata ma potrebbe rimanere delusa perché molto dipenderà da quello che succederà ai tassi d’interesse americani. Se questi ultimi saliranno ancora è possibile che l’investimento in dollari tornerà ad essere privilegiato dagli investitori internazionali ma, al tempo stesso, è probabile che le valutazioni d’azienda (soprattutto di quelle iper-tecnologiche ed iper-valutate come Nvidia) subiranno un ridimensionamento significativo. Se invece i tassi d’interesse americani non supereranno gli attuali livelli (o torneranno a flettere, come si attende il mercato) allora quello che verrà fuori sarà l’insostenibilità dell’attuale sopravvalutazione della divisa unica europea nei confronti del Dollaro. In questo caso sarà possibile che Wall Street riprenda a segnare nuovi massimi, mentre le borse europee potrebbero seguire un percorso inverso, salvo che la corsa agli armamenti (e ai lauti profitti che possono generare) torni a sospingere i listini del vecchio continente.

A complicare ulteriormente il quadro macro-economico occorre anche notare che buona parte delle tendenze borsistiche possono spiegarsi con la grande liquidità disponibile sui mercati, non solo elevata ma addirittura in crescita (dopo ad esempio che la Federal Reserve ha di fatto allentato i vincoli di bilancio delle banche americane). In questo quadro occorre perciò moderare le attese per un possibile ribasso delle borse occidentali: se la liquidità rimarrà alta anche i listini di borsa seguiranno.


Dall’altro lato occorre notare che il quadro geo-politico resta fortemente contrastato. L’Europa (Regno Unito compreso, anzi protagonista) si prepara a inviare truppe in Ucraina con possibili nefaste conseguenze per chiunque. Il Medio Oriente poggia l’armistizio attuale di Israele nei confronti di quasi tutti gli stati vicini su basi estremamente fragili, mentre la Cina sta provvedendo a fornire armamenti e aiuti all’Iran in vista di possibili nuovi problemi, ma anche perché in tal modo può testare le sue nuove tecnologie e prepararsi ad invadere il mercato delle armi con la propria offerta. Ovviamente questo quadro di possibili nuove “escalation” militari preoccupa gli investitori e induce a prudenza gli speculatori, oltre a corroborare le attese di ripresa del cambio del Dollaro, notoriamente in rialzo in caso di guerre.

I prezzi delle materie prime e dei metalli preziosi sembrano tuttavia volgere ancora una volta in alto anche a causa di tali tensioni e possono contribuire ad impedire che l’inflazione venga definitivamente sconfitta, mentre il petrolio non riesce invece a toccare nuovi massimi di periodo perché, nonostante tutti i timori, il mercato è dominato dall’offerta più che dalla domanda. Dunque nemmeno sul fronte delle “commodities” vi è alcuna certezza. Anzi: in assenza di shock esogeni è possibile che la situazione attuale si cristallizzi.

In teoria in una situazione del genere i mercati finanziari che potrebbero beneficiarne di più potrebbero essere quelli dei paesi “emergenti”, ma nemmeno in questa direzione possiamo trovare solidi appigli di razionalità. Se infatti il cambio del dollaro tornasse a volgere a favore del biglietto verde allora i listini “esotici” potrebbero riceverne un pesante contraccolpo.

In generale dunque il quadro sembra contrastato e poco rassicurante e per di più ancor meno prevedibile. Come sempre in queste congiunture gli investitori colgono l’occasione per rendere più accurato lo “stock picking” e rivolgendosi a titoli con miglior contenuto intrinseco di valore e/o capacità di generare flussi di cassa. Ma -come è successo negli ultimi mesi- se da un lato è possibile prevedere come si comporteranno gli investitori professionali e istituzionali perché se ne possono intuire le preferenze razionali, dall’altro resta molto difficile prevedere dove andrà la speculazione on-line.

È piuttosto probabile che i nuovi obiettivi riguardino i tassi sui titoli di stato americani, dal momento che rendono molto bene, ed è altrettanto probabile che la contropartita sia la copertura dal rischio che il Dollaro si svaluti ancora. Due elementi che possono favorire nel breve termine la ripresa della fiducia sui mercati a


stelle e strisce. Ma probabilmente soltanto nel breve termine. Mentre è più probabile che prosegua la tendenza rialzista dell’oro e degli altri metalli preziosi, oltre che del Bitcoin (le cui quotazioni sono molto dipendenti dalla liquidità) e degli altri beni-rifugio dal momento che tutti cercano riparo dalla svalutazione galoppante delle cosiddette “fiat currencies” (cioè le principali divise valutarie occidentali) e non è facile trovarlo nelle borse a questi livelli.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

APPUNTI DI TRADING

N. 130 – sa 12 lug 2025

Operazioni in essere : nessuna

Premessa

Trump ha parlato oggi, annunciando che i dazi per import dall’Europa saranno del 30 %, a partire dal 1 ago 2025. Ci crede davvero ? immagino di no.
Tuttavia, in attesa che ( poco ) gentilmente ci faccia sapere se i suoi dazi entreranno realmente in vigore ( quante volte cambierà tempi e % ? ), di certo non inserisco alcun ordine sui mercati, nemmeno per questo lu 14.7
Peccato, stiamo assistendo ad uno spettacolo poco edificante.
Non dovendo, ragionevolmente, inserire degli ordini, mi limito ad alcune integrazioni della precedente N. 129

GOLD AGO 25

Entro fine luglio il contratto sarà in consegna fisica e utilizzerò la scadenza ottobre.

Ho notato una significativa importanza ciclica nel trimestre luglio – settembre 2025.
Purtroppo un trimestre è lungo e non facile da gestire lo stop loss, per l’ampiezza del range medio.

Considerando che anche luglio e giugno sono caratterizzati da segnali ( mensili ) valuterò dal 1 ago se vi sarà un accettabile reward – risk nella vendita sotto il minimo di luglio ( ad ora 3282 cash ) con eventuale incremento sotto il minimo di giugno ( 3246 cash )

I due livelli sono molto vicini e forse sceglierò di vendere più in basso, ma solo dopo che entrambi i minimi risulteranno rotti.

Ovviamente, salvo che GOLD già in luglio rompa 3246.

Il comportamento tenuto da GOLD ( minimo rapido lu 30.6 e salita immediata ) nella settimana 30.6 – 4.7 già da ora secondo me attribuisce rilievo al minimo registrato a 3246 cash.

Quindi potrei comprare sotto 3300 cash con stop loss ( e forse reverse ) a 3246.

Dal lato opposto, in caso di rimbalzo intorno a 3430 – 3440 GOLD CASH, potrei vendere, con stop loss ( escluderei il reverse ) a 3500 cash.

Al momento siamo distanti.

SILVER SETT 25

Allego una seconda volta un grafico mensile di lungo periodo per ricordare gli enormi movimenti che talvolta caratterizzano SILVER.

Dopo la rottura del doppio top a 34,86 – 34,58 cash, SILVER appare in accelerazione al rialzo e sembra possibile solo un acquisto.

Segnalo già da ora per agosto un segnale che rimanderebbe intorno al doppio massimo di 34,86 – 34,58 – livello che potrebbe ostacolare il raggiungimento dell’area da 33,70 a 31,65 ( minimo del 12 – 16 maggio, segnale di media importanza ) nella quale più volentieri acquisterei.

Rammento che l’area solida di acquisto tuttavia si trova solo da 28 ( livello toccato il 7.4 con i dazi di Trump ) a circa 26 usd.

Il livello di 26 fu supporto nel biennio 2011 – 2012 e tetto per tutto il 2022 – 2023.

Il livello di 23,5 ( top di febbraio 2024 – il segnale più importante di tutti ) sembra ormai troppo basso, ma SILVER ha sorpreso nei due versi anche gli operatori più navigati.

Considerazione comune ai Mercati azionari U.S.A. ( sempre valida, da rileggere )

La settimana 23 – 27 giugno era caratterizzata da un segnale temporale di inversione, rilevante su SP 500, di minore grado su NAS 100, che sembra aver invertito il ciclo, azzerando la lunga salita precedente, con un outside rialzista settimanale.

Dopo 10 settimane di salita dal 7.4, attendevo un top per vendere intorno ai doppi massimi :

– 6147 per SP 500
– 22222 per NAS 100

I Mercati si sono “liberati” dell’obbligo di inversione registrando un minimo fulmineo lu 23.6 con immediata inversione al rialzo e da allora sono saliti senza pause.

Vale ancora quanto scrissi nella precedente N. 128 : “……….dopo i fatti bellici USA-IRAN del precedente week end ( 21 – 22 ), questi Mercati hanno registrato un minimo e quindi, essendo attesa una inversione, l’outside rialzista che è seguito direbbe : i Mercati U.S.A. avevano una scadenza ciclica di inversione; sono scesi per poi schizzare in su, quindi il segnale è di acquisto.

Mi occupo di analisi tecnica e quindi non posso ignorare i pattern che i Mercati esprimono, ma la lunga esperienza mi fa dubitare di una salita di 10 settimane quasi consecutive dal 7 aprile 2025 che poteva ( forse doveva ) invertire qui ( doppi top con febb 2025 ) e ora ( 23 – 27 giugno ) e invece il segnale di possibile vendita viene invertito in un nuovo rialzo, solo per qualche ora di ribasso nel mattino di lu 23.6

Dopo tali premesse, osservo che, ad ora:
– DOW JONES non ha ancora rotto il top storico di 45073 cash segnato in dic 24
– SP 500 ha rotto del 2 % il top di feb 25 ( 6147 ) salendo a 6290 cash
– NAS 100 ha rotto del 3 % il top di feb 25 ( 22222 ) salendo a 22915

Niente di esplosivo, al momento.

SP 500

Il minimo a 5943 cash è già divenuto un punto di controllo importante.

A questo punto posso operare in due modi :

– vendere a rottura di 5943 cash, ma dovrei mettere lo stop loss sopra il top assoluto ( ad oggi 6290 cash, ma potrebbe innalzarsi ulteriormente, prima di rompere 5943 ) Già ora richiederebbe uno stop loss di 347 punti, non accettabile
– al contrario dare credito all’outside rialzista, che si è molto dilatato in 14 gg, comperando nel gap tra lu 23 e mart 24.6 intorno a 6050 sett fut, con stop loss a 5950 sett fut.

Trump ha comunicato dazi da guerrafondaio, non resta che attendere smentite e giravolte.

NASDAQ 100 CASH

Andamento simile a SP 500, salvo che la salita da lu 23.6 è del 6 % contro il 5 % di SP 500.

Come per SP 500, è presente un vistoso gap up tra lu 23 e mart 24 che consentirebbe un acquisto intorno a 22000 di sett fut con eventuale stop loss a 21600 sett fut.

Impossibile da vendere, senza un pattern che riduca lo stop loss necessario.

Nelle ultime sedute ha disegnato una laterale, immagino distributiva, ma non tiro ad indovinare.

 

Leonardo Bodini










COME CAMBIA L’INDUSTRIA DEL CREDITO

Qualcuno si chiede se la parabola dei nuovi modelli organizzativi di banca sia già nella sua fase discendente: molte nuove banche che avevano aggredito vigorosamente il mercato sembrano oggi già in disfatta ma ciò è solamente dovuto alla scarsa capitalizzazione o alle difficili condizioni di un mercato interno volutamente fortemente oligopolistico. In realtà il modello di business delle banche sembra in ogni caso destinato a cambiamenti radicali, a causa della progressiva necessità di adottare digitalizzazioni ulteriori e intelligenza artificiale. Casomai si è creato un importante spazio di mercato lasciato libero dalle grandi banche nei confronti della clientela più “spiccia” fatta di privati e piccole imprese. Ed è infatti soprattutto in quel comparto di mercato che si sono orientati i nuovi “player” del mercato.

 

E’ GIA’ TRAMONTATA L’ERA DELLE CHALLENGER BANK ?

Sono stati in molti a chiederselo dopo lo stop imposto dalle autorità di vigilanza a Banca Progetto per sospetti di infiltrazioni. Progetto era stata creata pochi anni fa dal gestore americano Oaktree ed è ora in via di ricapitalizzazione insieme ad un altro gestore di private equity americano: JC Flowers, il medesimo che tempo addietro aveva contribuito a dare vita ad una importante sim italiana: Equita). Altra banca che non è riuscita dopo la sua fondazione roboante a garantire ai propri azionisti una redditività all’altezza delle aspettative è stata Illimity, di recente oggetto di un’Offerta Pubblica di Scambio con le azioni di Banca Ifis che sta per concludersi favorevolmente.

Come pure è il caso di Banca Sistema, oggi oggetto di “attenzione” da parte di un’altra “challenger bank”: Banca CF+, alla ricerca di modalità “esterne” di crescita. Sinanco Mediobanca è stata oggetto di Offerta da parte di una rinnovata Monte dei Paschi (MPS) che si appoggia a una cordata che comprende lo Stato Italiano e due potenti famiglie di grandi finanzieri: Del Vecchio e Caltagirone. Una cordata che ha buone probabilità di successo, almeno per la prima fase: quella in cui il MPS arrivi al controllo di fatto dei voti in assemblea di Piazzetta Cuccia.

NUOVI MODELLI DI BUSINESS

Se dunque il concetto di “challenger bank” mostra i suoi limiti, si fanno invece indubbiamente strada nuove tendenze nel modello di business degli istituti di credito, derivanti dalla necessità di adeguare i costi di gestione al rinnovato scenario competitivo, dal diffondersi dei pagamenti digitali, dall’ascesa delle criptovalute, dalle nuove tecnologie (si pensi ad esempio all’intelligenza artificiale sulla quale si basano molti sistemi di analisi della qualità del credito e molte innovazioni nella consulenza per la gestione dei patrimoni). Senza dimenticare il fatto che l’avanzata digitalizzazione ha favorito la tendenza dell’intero sistema bancario ad accrescere la facoltà per i dipendenti di lavorare da remoto (smart working).


NUOVE TENDENZE DEL SETTORE BANCARIO

Le nuove tendenze si basano di conseguenza sempre meno su filiali e sportelli sparsi sul territorio, privilegiando invece le reti di promotori finanziari, il contatto digitale con la propria clientela e lo sviluppo di tutti quei servizi che possono derivare dalle tecnologie legate a internet. L’automazione permette inoltre alle banche più innovative di poter risultare estremamente competitive nei costi di gestione e di conseguenza nelle condizioni applicate alla clientela. In pratica spesso operano come piattaforme digitali che offrono servizi e pacchetti pre-confezionati e in questo modo ottimizzano il loro conto economico e, di conseguenza, la creazione di valore per gli azionisti.

IL RISCHIO DI DESERTIFICAZIONE DEGLI SPORTELLI SUL TERRITORIO

Ovviamente con l’avanzata di questi nuovi modelli di business il rischio è quello della ”desertificazione“ degli sportelli bancari sul territorio. Il loro numero è infatti già sceso a meno di 20.000 a fine 2024, quasi il 40% in meno rispetto ai 32mila del 2008 e il timore è le aggregazioni bancarie in corso accelerino ulteriormente tale trend. Oramai sono quasi la metà (46%) i comuni italiani privi di sportelli bancari e sono di conseguenza circa 4,6 milioni i cittadini che non ne trovano nel comune di propria residenza. Dal 2020 sono oltre 3.300 le filiali bancarie che sono state chiuse e sono 20mila i dipendenti bancari in meno dal 2020 a oggi.

Se consideriamo che il numero dei dipendenti italiani delle banche attualmente oggetto di aggregazioni supera le 100.000 unità, è facile calcolare che una riduzione prospettica degli stessi di circa il 20% porterebbe alla perdita di altri 20.000 posti di lavoro. La razionalizzazione della rete fisica degli sportelli bancari si accompagna tuttavia a un forte aumento dei promotori finanziari, giunti a un totale di quasi 36.000 professionisti.

IL RISCHIO DI RIDUZIONE DEI MARGINI DI INTERMEDIAZIONE

Un evidente limite infatti di questo nuovo concetto di banca è quello della maggior complicazione relativa alla raccolta di depositi, dal momento che la clientela non è quella tipica di prossimità degli sportelli bancari bensì arriva dal mercato interbancario o dalla rete, spesso si basa perciò su considerazioni opportunistiche di convenienza e avviene spesso indirettamente, attraverso la sottoscrizione di prodotti finanziari complessi quali polizze assicurative, titoli obbligazionari o fondi di investimento.

Ovviamente quando il costo della raccolta sale perché i mercati registrano minor liquidità o i tassi di erogazione dei prestiti scendono, allora la forbice d’intermediazione del denaro per questo genere di banche tende pericolosamente a ridursi e a volte non bastano i cospicui tagli nei costi operativi derivanti dall’avanzata digitalizzazione per bilanciare il calo dei margini.

Un altro tipo di “limitazione” di questo genere di banche sembra essere l’eccessiva specializzazione, una virtù da certi punti di vista che ha mostrato però anche i suoi limiti. In generale è andato tutto molto bene sino a quando, l’hanno scorso, non sono tornate a stringersi le politiche monetarie a causa dell’inflazione. Elemento che ha scatenato la corsa al cosiddetto “risiko” del settore bancario in tutta Europa, che non ha risparmiato quasi nessun istituto.

Tuttavia l’attuale corsa alle aggregazioni e alle offerte pubbliche risponde all’esigenza di razionalizzare i costi e ampliare la base dei ricavi attraverso la crescita dimensionale, ma soprattutto risponde alla tendenza naturale di tutto il mercato alla concentrazione competitiva con pochi grandi attori che riescono a raggiungere logiche oligopolistiche.

GLI SPAZI DI MERCATO LASCIATI SCOPERTI DALLE GRANDI BANCHE

Una tendenza che si contrappone all’idea liberista di concorrenza perfetta ma che le stesse autorità monetarie incoraggiano al fine di incrementare la solidità delle banche. Il limite ovviamente è quello -con la crescita dimensionale dei maggiori istituti- di privilegiare il rapporto con le imprese di media e grande dimensione, tralasciando le piccole imprese.

Secondo uno studio condotto di recente da McKinsey, la prossima ondata di automazione intelligente avrà un impatto considerevole sul settore bancario e assicurativo. Il 38% dell’occupazione del settore consisteva fino a 10 anni fa in lavori di back-office, che sono i più suscettibili all’automazione. Entro il 2030, il comparto vedrà una diminuzione delle ore totali lavorate di oltre il 20%. Il prospetto è dunque quello di una minore esigenza di lavoratori che utilizzano solo le abilità cognitive di base – come l’inserimento ed elaborazione dei dati – mentre aumenterà la richiesta di specialisti in grado di gestire e implementare le nuove tecnologie.

 

Non è dunque un caso che sia esploso il numero di challenger banks: l’anno scorso se ne contavano ben 93 sul territorio europeo e di queste ben 55 erano italiane o si rivolgevano anche al territorio italiano. Esse si sono rivolte soprattutto ai privati e alla piccola clientela “business”, dal momento che è su questo fronte (quello dei privati e delle PMI) che si apre la maggior parte dei nuovi scenari competitivi.

Il fenomeno di progressivo cambiamento dei modelli di business nel settore bancario riflette perciò innanzitutto gli spazi di mercato che vengono creati dai vuoti lasciati dalle banche di maggiori dimensioni, i quali lasciano sperare in possibilità di rapida crescita e, di conseguenza, in moltiplicatori di valore più elevati delle banche tradizionali.

Stefano di Tommaso




APPUNTI DI TRADING

APPUNTI DI TRADING
N. 129 – sa 5 lug 2025

Operazioni in essere : nessuna

 

Premessa
In attesa che entro merc 9.7 Trump ci faccia sapere se i suoi dazi entreranno in vigore ( quante volte cambierà tempi e % ? ) di certo non inserisco alcun ordine sui mercati.

GOLD AGO 25

Il comportamento tenuto da GOLD ( minimo rapido lu 30.6 e salita immediata ) nella settimana 30.6 – 4.7 già da ora secondo me attribuisce rilievo al minimo registrato a 3244 cash.
Dal lato opposto, in caso di rimbalzo intorno a 3400 – 3440 GOLD CASH, potrei vendere, con stop loss a 3500 cash.
Al momento siamo distanti.
Allego un grafico mensile con due trendlines, di cui l’una è tracciata dal triplo minimo di 1616 fino al top assoluto di 3500 e l’altra ha una pendenza dimezzata.
Intendo così illustrare un possibile acquisto a rischio contenuto se GOLD scendesse nel range 2790 – 2640 entro settembre.

SILVER SETT 25

Allego un grafico mensile di lungo periodo per ricordare gli enormi movimenti che talvolta caratterizzano SILVER.
Segnalo già da ora per agosto un segnale che rimanderebbe intorno al doppio massimo di 34,86 – 34,58 – livello che potrebbe ostacolare il raggiungimento dell’area da 33,70 a 31,65 ( minimo del 12 – 16 maggio, segnale di media importanza ) nella quale più volentieri acquisterei.
Segnalo che l’area solida di acquisto tuttavia si trova solo da 28 ( livello toccato il 7.4 con i dazi di Trump ) a circa 26 usd.
Il livello di 26 fu supporto nel biennio 2011 – 2012 e tetto per tutto il 2022 – 2023.
Il livello di 23,5 ( top di febbraio 2024 – il segnale più importante di tutti ) sembra ormai troppo basso, ma SILVER ha sorpreso nei due versi anche gli operatori più navigati.

Considerazione comune ai Mercati azionari U.S.A.

La settimana 23 – 27 giugno era caratterizzata da un segnale temporale di inversione, rilevante su SP 500, di minore grado su NAS 100, che sembra aver invertito il ciclo, azzerando la lunga salita precedente, con un outside rialzista settimanale.
Dopo 10 settimane di salita dal 7.4, attendevo un top per vendere intorno ai doppi massimi :

– 6147 per SP 500
– 22222 per NAS 100

I Mercati si sono “liberati” dell’obbligo di inversione registrando un minimo fulmineo lu 23.6 con immediata inversione al rialzo e da allora sono saliti senza pause.
Vale ancora quanto scrissi nella precedente N. 128 : “……….dopo i fatti bellici USA-IRAN del precedente week end ( 21 – 22 ), questi Mercati hanno registrato un minimo e quindi, essendo attesa una inversione, l’outside rialzista che è seguito direbbe : i Mercati U.S.A. avevano una scadenza ciclica di inversione; sono scesi per poi schizzare in su, quindi il segnale è di acquisto.
Mi occupo di analisi tecnica e quindi non posso ignorare i pattern che i Mercati esprimono, ma la lunga esperienza mi fa dubitare di una salita di 11 settimane quasi consecutive dal 7 aprile 2025 che poteva ( forse doveva ) invertire qui ( doppi top con febb 2025 ) e ora ( 23 – 27 giugno ) e invece il segnale di possibile vendita viene invertito in un nuovo rialzo, solo per qualche ora di ribasso nel mattino di lu 23.6

SP 500

Dopo sole 9 sedute, il minimo a 5943 cash è già divenuto un punto di controllo importante.
A questo punto posso operare in due modi :
– vendere a rottura di 5943 cash, ma dovrei mettere lo stop loss sopra il top assoluto ( ad oggi 6284 cash, ma potrebbe innalzarsi ulteriormente, prima di rompere 5943 ) Già ora richiederebbe uno stop loss di 341 punti, non accettabile
– al contrario dare credito all’outside rialzista, che si è molto dilatato in soli 9 gg, comperando nel gap tra lu 23 e mart 24 intorno a 6050 sett fut, con stop loss a 5950 sett fut.

Vediamo insieme cosa deciderà Trump entro merc 9.7 per i dazi.

NASDAQ 100 CASH

Andamento simile a SP 500, salvo che la salita da lu 23.6 è del 6 % contro il 5 % di SP 500.
Come per SP 500, è presente un vistoso gap up tra lu 23 e mart 24 che consentirebbe un acquisto intorno a 22000 di sett fut con eventuale stop loss a 21600 sett fut.
Impossibile da vendere, senza un pattern che riduca lo stop loss necessario.

Leonardo Bodini