LE BORSE RESTERANNO ALTE NEL 2020?
Comprendere cosa è,davvero successo nel 2019 potrebbe costituire un passaggio essenziale per intuire cosa potrà succedere nel 2020. Ma, nonostante l’anno sia quasi concluso, non è affatto semplice: le imprese (americane soprattutto) si aspettavano un progressivo calo dei profitti e l’arrivo della recessione (dopo dieci anni di navigazione a gonfie vele, sarebbe stato relativamente normale) eppure l’andamento del secondo semestre è stato a dir poco imprevedibile, con la disoccupazione scesa ancora sotto i minimi storici, le paghe orarie cresciute di circa il 4% ma con l’inflazione che invece non si è mossa. La fiducia degli operatori industriali a inizio anno era scesa altrettanto, ma poi i profitti hanno continuato a correre e, con essi, la generazione di cassa. Oggi la situazione sembra molto migliorata.
LE BANCHE CENTRALI
Eppure, ciò nonostante, le banche centrali, più o meno all’unisono, si sono allarmate ugualmente, riversando una montagna di dollari sulle banche e, attraverso queste, nei mercati finanziari, a causa del fatto che la velocità di circolazione della moneta scendeva in maniera preoccupante e, con essa, la liquidità del sistema finanziario. E si prevede che continueranno a gettare liquidità nel sistema, perché evidentemente ne ha bisogno. (Qui sotto l’andamento medio delle borse di tutto il mondo negli ultimi cinque anni).
Così, più o meno inspiegabilmente, mentre il sistema bancario rischiava il collasso per mancanza di liquidità, le borse volavano verso nuovi massimi e i titoli a reddito fisso restavano sui massimi di sempre, con la conseguenza di riflettere tassi che rasentano lo zero assoluto.
E il bello è che le previsioni, più o meno unanimi, sono per una continuazione della situazione attuale per buona parte del 2020!
L’ECONOMIA MONDIALE
Certo, l’economia globale si prevede che nel 2020 possa crescere meno dell’anno che sta per concludersi, così come quella americana e, addirittura, quella europea crescerà forse al ritmo dell’1,4% ma chiude l’anno 2019 con un dato tendenziale poco sopra l’1% (uno dei più bassi dall’epoca della grande crisi). Ma questa crescita ridotta è proprio ciò che favorisce le borse: da un lato giustifica l’intervento delle banche centrali e, dall’altro, rassicura i mercati finanziari: nessun surriscaldamento è previsto per l’anno in arrivo, e dunque nessun pericolo di fiammate inflazionistiche. Cosa che a sua volta rassicura le banche centrali di poter immettere altra liquidità senza alimentare il rincaro dei prezzi.
MA QUANTO DURERÀ?
Un circolo virtuoso, insomma, soprattutto per le borse che ringraziano fin da subito! Ma quanto durerà? Chi mi segue su queste pagine avrà notato che è forse la domanda che ricorre più spesso. Ma nessuno può veramente rispondere. Negli Stati Uniti d’America la situazione politica tenderà a farla da padrona, visto che un’eventuale vittoria repubblicana aprirebbe la strada -quasi certamente- all’arrivo di altri stimoli di natura fiscale, mentre non è chiaro circa quello che farebbero i democratici se vincessero (cosa che ne mina alla base il consenso tra le classi più povere).
L’EUROPA ARRANCA, MA…
In Europa il quadro è più incerto, dal momento che il sistema di potere – fortemente oligarchico- che si è instaurato non appare particolarmente interventista in economia e sembra altrettanto fortemente germano-centrico, cosa che lascia presumere nuove proteste di piazza in Francia e in Italia, nonché il rischio di nuovi distacchi dall’Unione Europea, visto il successo clamoroso di quello britannico (si veda qui sotto l’andamento della sterlina dall’arrivo sulla scena di Boris Johnson). Ma proprio perché la previsione in tal senso appare fin troppo marcata, resta altresì probabile che i governi in carica si dotino per tempo di adeguate contromisure, finalizzate a migliorare il tenore di vita delle classi più disagiate.
E, se ciò avverrà, l’economia registrerà di fatto uovo stimoli alla crescita che potrebbero ribaltare l’attuale deriva negativa del vecchio continente. Cosa che significherebbe nuovo ottimismo per le borse e una mini-ripresa anche in Europa. Dunque: accipicchia! Niente male, allora.
TROPPI OTTIMISTI
C’è soltanto una nota stonata nel quadro che si prospetta per l’anno a venire: appare tutto troppo facile e sorprendentemente positivo. Troppi tori sul mercato, insomma. E l’esperienza insegna che, quando tutti sono dalla stessa parte i rischi crescono (un famoso procuratore alle grida degli anni ‘80 -Giannino- esprimeva in termini più triviali il medesimo concetto, in una delle sue famose esternazioni). L’agenzia più importante al mondo di informazioni economiche-Bloomberg- si esprime allo stesso modo: “too many bulls” (troppi rialzisti sul mercato).
Si stima che la quota di ribassisti sul mercato, nonostante esso continui a inanellare nuovi massimi storici, sia attorno al 15% degli investitori (un minimo raramente mai raggiunto), mentre in media le azioni quotate a Wall Street, se si tiene conto dei dividendi distribuiti, quest’anno hanno fatto guadagnare ai loro detentori il 30%. Un’enormità, persino in confronto alle migliori tra le passate stagioni, tale da poter scatenare la tentazione di monetizzare i guadagni, piuttosto che scommettere ancora. Senza contare il fatto che l’euforia collettiva è sempre assai insidiosa per riuscire a valutare il futuro con serenità. L’esperienza insegna che proprio quando la difesa è bassa che possono arrivare le peggiori sorprese.
LA VOLATILITÀ È BASSA
Ma c’è un altro dato che lascia tutti più tranquilli: la volatilità dei corsi azionari non è mai stata così limitata. Insomma: se tempesta deve arrivare, qualche fulmine a ciel sereno dovrà pure iniziare a manifestarsi… Fuor di metafora è possibile che sì, forse ci stiamo illudendo tutti in modo allucinato (così come eravamo tutti spaventati esattamente un anno fa), ma non domani mattina. Le previsioni del meteo finanziario almeno in tal senso parlano chiaro: il cielo per ora è ancora sgombro da nuvole.
Stefano di Tommaso