BANCHE SUPERSTAR

È possibile sia tornato il momento di comprare i titoli delle banche in Borsa. Non soltanto per i “rilanci” giudicati da tutti cosa necessaria per concludere le attuali Offerte Pubbliche. Ma anche perché le fusioni e acquisizioni in corso potrebbero generare nuovi giganti per capitalizzazione, la cui redditività potrebbe spiccare il volo.
RIPRENDE IL RISIKO DELLE BANCHE
Qualche tempo fa s’era scritto su queste colonne che stava per partire una nuova stagione di aggregazioni bancarie, innanzitutto perché la prospettiva di possibili ulteriori discesa dei tassi d’interesse (nella settimana entrante potremmo assistere ad un nuovo taglio da parte della Banca Centrale Europea) costringe le banche a muoversi per tempo per migliorare la propria efficienza e non farsi cogliere impreparate quando si dovesse ridurre la forbice sui tassi che fino ad oggi ha benedetto i loro profitti.
Ma anche perché l’intero sistema finanziario europeo appare ancora piuttosto frammentato ed è oramai universalmente riconosciuto che le banche di minori dimensioni riescono ad esprimere una minor redditività, sinanco negli Stati Uniti d’America, dove i tassi d’interesse restano più elevati (nel grafico un confronto).
A prima vista tuttavia il risiko bancario che si sta sviluppando in Italia sembra un gran pasticcio, e forse lo è. Al momento nessuna delle iniziative lanciate dalle banche italiane su altre banche è stata così incisiva da risultare immediatamente vincente.
NESSUNA OFFERTA PUBBLICA AL MOMENTO E’ ANDATA IN PORTO
L’offerta di Banca Ifis su Banca Illimity è risultata ad esempio troppo bassa mentre Banco BPM avrebbe dovuto agire con molta decisione se avesse davvero voluto conquistare subito Monte Dei Paschi, UniCredit avrebbe dovuto alzare il tiro se avesse voluto davvero conquistare subito Banco BPM e Monte Dei Paschi avrebbe dovuto (aggiungerei: se avesse potuto) offrire di più per Mediobanca per muovere dalla sua parte gli altri soci. Al momento è stata stoppata (dalla politica tedesca) sinanco la mossa di UniCredit per aggregare la tedesca HypoVereinsbank (controllata da UniCredit dal 2005) con Commerzbank.
Tra i veri motivi per i quali le iniziative suddette non sono risultate decisive però non c’è soltanto la scarsità del capitale impiegato, ma anche e soprattutto la presenza di risvolti politici e di forti personalismi, non tutti completamente razionali. Il Banco BPM probabilmente credeva di avere dalla sua parte la maggioranza di governo del nostro Paese quando ha pensato di prendere Monte Dei Paschi, senza considerare la forza -e il protagonismo- dei due soci forti di quest’ultima: Del Vecchio (tramite il plenipotenziario della famiglia: Milleri) e Caltagirone. Forza esercitata anche nei confronti della politica, che ufficialmente finge di restarne estranea.
LA LOTTA TRA NAGEL E I SUOI AZIONISTI
Milleri e Caltagirone a loro volta non soltanto avevano ambizioni ben più ampie che quelle di restare comprimari di una ex banca popolare presente quasi soltanto nel Nord Italia, ma hanno (anche e soprattutto) una quota importante del capitale di Mediobanca e delle Generali. Quest’ultimo poi non è soltanto un colosso assicurativo ed europeo, ma anche un grande operatore nel “private banking” (cioè nella gestione dei risparmi). Anzi: probabilmente ciò che ha scatenato l’iniziativa di Monte Dei Paschi nel lancio dell’offerta pubblica su Mediobanca è proprio la recente mossa di Generali che ha deliberato di passare la mano su questo fronte ad una Joint Venture con i francesi di Natixis.
Generali lo ha deciso con il voto contrario in assemblea di Milleri e Caltagirone e addirittura contro le indicazioni ricevute dal Governo Meloni. La Joint Venture di fatto sposta quell’attività in Olanda e la delega ad un management straniero. E questo accade con il beneplacito (se non con la regia) di Mediobanca, il cui organo di controllo evidentemente ha ottenuto proprie contropartite, essendo da tempo in rotta di collisione con alcuni tra i suoi più importanti azionisti, cioè le famiglie Del Vecchio e Caltagirone. Certificando così un possibile conflitto di interessi tra azionariato e management.
UN PASTICCIO, MA ANCHE UN’OPPORTUNITÀ PER IL MERCATO
E forse è proprio da queste considerazioni che nasce la spiegazione del motivo per il quale il risiko bancario che si sta delineando è sì un vero pasticcio, ma è al tempo stesso anche una bella opportunità per il mercato azionario. Il pasticcio nasce probabilmente dal fatto che occorrevano più capitali (e più investitori) per riuscire al primo colpo in ciascuna di queste manovre avviate e non facilmente concludibili. Ma anche dal fatto che le questioni in campo non sono del tutto lineari e alla luce del sole. La politica ha evidentemente deciso di non guardare passivamente a queste manovre (e in parte anche a ragione). L’opportunità invece deriva dal pasticcio: le ipotesi di fusioni e acquisizioni bancarie infatti soprattutto se andranno avanti a colpi di pesanti rilanci, potrebbero contribuire non poco ad alimentare i due fattori che risultano sempre essenziali perché il valore delle azioni quotate si innalzi: la contendibilità del controllo e le aspettative di maggior efficienza.
Il polverone che si sta alzando può fare cioè molto bene alla borsa italiana non soltanto perché i giochi che vediamo sembrano tutti piuttosto lontani dall’essere già fatti e perché evidentemente ciascuna delle possibili aggregazioni è suscettibile di generare sinergie, economie di scala e migliori efficienze operative, cioè di incrementare i profitti delle banche coinvolte. Ma anche perché quel che si può intravedere all’orizzonte è la possibile discesa in campo di altri attori interessati a mettere il proprio zampino nel calderone dal quale uscirà il nuovo volto della finanza italiana: da Unipol a Banca Intesa fino forse ai grandi gestori dei fondi speculativi internazionali, i quali sino ad oggi hanno invece osservato in silenzio.
STA PER ARRIVARE LA “CAVALLERIA”?
Dalla partita sono fino ad oggi mancati infatti Cimbri (Unipol) che storicamente è sempre stato vicino al management di Mediobanca, oltre che concorrente di Generali, di fatto oggi indirettamente sottoposto al controllo di quest’ultimo. Ma anche Banca Intesa, che è sempre stata ”sensibile” alle indicazioni ricevute dalla politica e che non è necessariamente la più contenta qualora le manovre di aggregazione bancarie in corso portino alla creazione di un vero “terzo polo” dopo di essa e di UniCredit.
IL MERCATO ITALIANO È STATO POCO LIQUIDO FINO AD OGGI
Ricordiamoci inoltre che la Borsa italiana sta attraversando un periodo piuttosto negativo dal punto di vista della liquidità del mercato, con diverse aziende quotate che hanno deciso il “de-listing”. Ciò avviene anche perché sino a ieri molti capitali sono fuggiti dall’Italia e poi per la concorrenza dei titoli del Tesoro italiano, la fame di denaro del quale prosciuga di fatto liquidità all’investimento azionario.
Ora invece, con i riflettori che si accendono sulle grandi manovre di aggregazione delle banche in corso, il mercato borsistico potrebbe beneficiare di nuovo interesse, in primis proprio da parte degli investitori stranieri. La possibilità che queste ultime riescano a generare profitti generosi anche in futuro non potrà che destare la loro attenzione! E questa potrebbe significare che arriva maggior liquidità sul mercato.
Difficile dunque prevedere cosa succederà, a parte l’elevata probabilità che ciascuna di queste offerte pubbliche di acquisto o scambio possano subire dei “rilanci”. Ma non è difficile prevedere che, nel bailamme, i titoli del comparto bancario ne avranno un beneficio. Più difficile è rispondere invece all’altra domanda: se anche il Paese ne otterrà qualcuno.
I TASSI D’INTERESSE HANNO FINITO DI SCENDERE?
Un’ultima considerazione riguarda le prospettive dei tassi d’interesse: la Federal Reserve Bank of America ha parlato chiaro: non ci sarà nessun taglio ulteriore dei tassi per almeno un semestre! Ma addirittura la banca centrale del Giappone li ha appena alzati (e si sa che spesso quel che succede in Giappone spesso poi accade nel resto del mondo). Da questo punto di vista l’ulteriore taglio dei tassi di sconto previsto per questa settimana da parte della Banca Centrale Europea potrebbe perciò essere l’ultimo. E, se fosse, costituirebbe l’ennesima buona notizia per il comparto bancario italiano.
Stefano di Tommaso