L’EUROPA IN RECESSIONE

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In Germania le statistiche sembrano una cosa seria e, giustamente, generano scalpore: la produzione industriale da maggio 2024 a luglio 2024 è stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. A giugno 2024 la produzione erea aumentata dell’1,7% rispetto a maggio 2024 dopo la revisione dei risultati preliminari (valore preliminare: +1,4%). Rispetto a luglio 2023, la produzione di luglio 2024 è stata tuttavia inferiore del 5,3%. In Italia tutto tace al riguardo ma è noto che molte imprese italiane sono fornitrici di quelle tedesche, soprattutto nell’industria dell’auto, che sta travolgendo l’economia tedesca. Dispiace doverlo ammettere, ma il nostro sistema-paese arranca molto più di quanto al Forum Ambrosetti si sia disposti ad ammettere!

 


LA DOPPIA VERITÀ DELL’INFLAZIONE…

E’ probabilmente (quasi) vero che l’inflazione sia in calo, quantomeno nelle componenti dei prezzi industriali e in quelle energetiche, dal momento che il petrolio resta debole, apparentemente sulla scia di attese di una domanda calante. Un’altra teoria invece segnala un forte intervento del governo americano per calmierare i prezzi sino alle elezioni presidenziali. Dopodiché ci sarebbe da attendersi un rialzo dell’oro nero, sempre che a quel punto sinanco gli USA non entrino in recessione.


IL PREZZO DEL GREGGIO NELL’ULTIMO ANNO
Tuttavia l’inflazione dei prezzi continua a correre per tutta una serie di altri beni e servizi che non vengono considerati nel paniere ISTAT ma che tuttavia colpiscono non poco il potere d’acquisto dello stipendio medio nazionale, rimasto più o meno inchiodato ai livelli pre-covid.

Sull’aumento dei prezzi c’è dunque una doppia verità:

  • ad Agosto l’indice della domanda dei prezzi al consumo in Italia, al lordo dei tabacchi, sarebbe aumentato dello 0,2% su Luglio e dell’1,1% su base annua, in discesa dal +1,3% di Luglio (dunque al di sotto del target 2%);
  • ma nella classifica dei rincari dei principali beni e servizi la medesima ISTAT riferisce che a Luglio le vacanze all’estero hanno subìto aumenti del 18,8% sul mese precedente. I pacchetti vacanza in Italia sono invece cresciuti “solo” del 14,5%. E’ divenuto più caro il trasporto marittimo: +11,4%, seguìto dagli stabilimenti balneari e dalle piscine, con un +10% sul mese precedente. I biglietti aerei intercontinentali invece sono saliti “appena” dell’8,5% ( ! ). Per non parlare del costo di una stanza per gli universitari: lievitato del 7% a Luglio e del 27% rispetto a un anno fa.


…E QUELLA DEL POTERE D’ACQUISTO

Secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2024 il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo (+0,2% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi delle famiglie). Aggiunge inoltre che prosegue anche la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie: aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022 mentre nei primi tre mesi del 2024 è aumentata di 2,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%.

L’OCSE ha tuttavia chiarito che in Italia -oggi all’ultimo posto della classifica Ocse- a Luglio il potere d’acquisto era più basso del 6,9% rispetto a quello del 2019, mentre nella media nei paesi OCSE esso è aumentato nel quinquennio del 2%. Dunque il potere d’acquisto del cittadino italiano ha perduto, rispetto a quello medio dei cittadini OCSE, la bellezza del 9% ! Il Censis peraltro concorda, indicando in uno spannometrico 10% medio la riduzione del potere d’acquisto degli italiani.

LA RECESSIONE NEGATA

Nonostante dunque la propaganda mediatica, secondo T ROWE PRICE nel 2024 l’Europa dovrà probabilmente attraversare qualche trimestre di crescita negativa, o perlomeno stagnante. La durata di questo periodo dipenderà da diversi fattori, ma lo scenario più probabile è che l’Eurozona subisca una recessione di lieve o media entità prima di tornare a crescere verso la fine del prossimo anno. Non si può tuttavia escludere il rischio di un periodo di stagnazione più prolungato, specialmente se la politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) dovesse rimanere troppo rigida troppo a lungo.

L’indice Pmi manifatturiero in Eurozona ad Agosto si attesta a 45,8 punti, stesso valore di luglio, ma occorre notare: sotto la al di sotto della soglia di non cambiamento di 50 sin da luglio 2022. Lo segnala S&P Global. Sono state le due più grosse economie, Germania e Francia, a frenare maggiormente i risultati complessivi di agosto, con peggioramenti dell’indice manifatturiero in ambedue i Paesi.


IL RAPPORTO DRAGHI

Non per nulla Mario Draghi, incaricato dalla Presidenza della Commissione Europea sta cercando di trasmettere ai Commissari un senso di “urgenza” della necessità di agire e avrebbe detto di avere gli “incubi” a pensare cosa potrebbe essere dell’economia europea se non si agirà subito. Il suo rapporto, che potrebbe essere presentato al collegio dei commissari di mercoledì 11 settembre o addirittura lunedì 9, si sviluppa in cinque capitoli: produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale.

In tutto si propongono ricette per dieci settori economici, con raccomandazioni specifiche per ciascuno di essi. Tra le priorità da affrontare ci sarebbero i rischi al rialzo per i prezzi dell’energia. In proposito il quotidiano tedesco Die Zeit indicava la scorsa settimana come nel secondo trimestre 2024, per la prima volta in 2 anni, l’Unione Europea abbia importato dalla Russia (tramite la Turchia) più gas (12,7 miliardi di metri cubi) che dagli USA (12,3). L’intento politico è tuttavia quello di eliminare completamente le importazioni e dunque non è improbabile un rialzo dei prezzi già in Autunno.


Draghi si concentra poi sul ritardo dell’UE nell’innovazione, nel mercato dei capitali, nelle regole della concorrenza e negli aiuti di Stato (a lungo termine chiaramente non più sostenibili), sulla coesione, sul divario delle competenze necessarie, sugli investimenti per la difesa, e sulla disoccupazione, che viene indicata come la principale causa della povertà. Quel che ne discende è un pericolosissimo calo della competitività delle imprese europee. Non per nulla si sta riducendo il loro peso su quello totale globale, come si può leggere nel grafico:


L’INTERVENTO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

Anche la BCE sembra pronta ad intervenire per prevenire il peggio: il prossimo Giovedì 12 Settembre taglierà il tasso di deposito di 25 punti base (portandolo al 3,25%) e di nuovo prevede di farlo a Dicembre, secondo la maggioranza degli economisti intervistati da Reuters.

Sebbene il dato statistico sull’inflazione (formalmente al 2,2% in Agosto, ai minimi da tre anni) e il rallentamento della crescita dei salari abbiano aperto la strada a un nuovo allentamento della politica monetaria, gli economisti hanno mantenuto da aprile le attese di un totale di soli tre tagli quest’anno. Ma i mercati -più preoccupati- prezzano invece quattro tagli, tenendo conto del fatto che la recessione è ben più che una possibilità.

Il problema principale resta peraltro quello della disponibilità di credito, oggi fortemente ridotta, come si può leggere dal grafico Bloomberg qui riportato:


LE CONSEGUENZE SUI MERCATI FINANZIARI

Ovviamente ciò che concerne di più gli investitori è la salute dell’economia americana, molto migliore di quella europea. Ma anche il resto del mondo costituisce motivo di preoccupazione sui mercati. Lo spettro della recessione può significare una decisa riduzione delle prospettive di profitto per molte grandi imprese, soprattutto quelle del settore tecnologico.


Queste ultime oggi sono al centro di speculazioni circa la correttezza delle stime dei loro redditi futuri, principalmente a causa della forte concentrazione dei loro ricavi verso altre imprese dello stesso settore.

Non va meglio peraltro per le imprese di medie dimensioni, rappresentate a Wall Street nell’indice Russell 2000, come si può leggere dal grafico qui riportato, costantemente al ribasso rispetto all’indice generale SP500 :

Stefano di Tommaso