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INVESTIRE COLLEZIONANDO: Cartier Crash, l’orologio eclettico

Edoardo VII, re d’Inghilterra dal 1901 al 1910, coniò per Cartier una definizione destinata a rimanere nella leggenda: “Il gioielliere dei re, il re dei gioiellieri”. Possiamo quindi dire che il Cartier Crash sia “l’orologio degli eclettici e l’orologio eclettico“.

 

In effetti, le creazioni della Maison, fondata a Parigi nel 1847 da Louis-François Cartier si sono sempre distinte per eleganza, splendore e costo, accessibile solo ai più ricchi del mondo. E anche dopo la divisione dell’azienda di famiglia in tre rami, uno per ciascun fratello, le tre Cartier di Parigi, Londra e New York continuarono a disegnare e creare i gioielli più esclusivi in assoluto.

Tuttavia, si sa, le cose cambiano: nella Londra degli anni sessanta, gli swingin’ sixties, i clienti della Maison non erano più solamente gli Windsor e gli altri nobili inglesi, ma i Beatles, i Rolling Stones, e tutti i personaggi del jet-set internazionale che affollavano le pagine dei rotocalchi e avevano eletto la città più frizzante del mondo a loro residenza.

Boutique londinese di Cartier, credit Financial Times

L’eclettico ramo Londinese

Jean-Jacques Cartier, allora presidente e direttore del ramo britannico, non si fece certo cogliere impreparato: introdusse infatti a catalogo nuovi gioielli e orologi, reinterpretando design già esistenti come nel caso del Maxi Oval oppure disegnando nuovi pezzi da zero – come avvenne per l’Helm o il Pebble.

Ma la creazione più stravagante ed inaspettata fu senza alcun dubbio il Crash, orologio che, come suggerisce il nome, sembra reduce da uno spaventoso incidente. Apparentemente fuso, accartocciato o ammaccato, l’orologio in realtà è frutto di un preciso intento di design. Un design così particolare e fuori dal comune che l’indicazione dell’ora era imprecisa tra le 10 e le 11, compromesso necessario affinché gli indici romani risultassero equilibrati.

Jean-Jacques Cartier, direttore di Cartier London negli anni ’60, credits NY Times

Origine ed evoluzione

La forma del Crash, decisamente fuori dal comune, ha da sempre ispirato teorie fantasiose sulla sua origine. Alcuni sostengono che l’ispirazione sia arrivata da un Maxi Oval appartenente al direttore della boutique, coinvolto in un incidente d’auto e lì danneggiato irreparabilmente; altri, invece, sono convinti che dietro alle originali linee del segnatempo ci sia niente meno che il pennello di Salvador Dalì, ai cui orologi liquefatti i designer di Cartier si sarebbero ispirati. Entrambe le versioni, tuttavia, sono state ufficiosamente smentite dalla Maison, e sembra insomma che il Crash sia stato semplicemente un’originale ed eclettica idea figlia del suo tempo.

Tutti gli orologi più eclettici di Cartier Londra vennero prodotti in un numero molto limitato di pezzi, quasi si trattasse di un gioiello piuttosto che di un segnatempo.

Il Crash “originale” venne infatti prodotto a partire dal 1967, ma ne vennero realizzati solo una dozzina di esemplari, dei quali tre in oro bianco ed i restanti in oro giallo. La loro rarità fu da subito motore del desiderio dei collezionisti: già negli anni ‘80, nelle rare occasioni in cui un Crash London appariva in asta, le stime superavano i 100mila franchi svizzeri.

Cartier Crash del 1967 venduto da Sotheby’s per 885mila dollari, credit Sotheby’s

Dopo il 1967, il Crash sembrò cadere nel dimenticatoio della Maison: fu solo nel 1991 che Cartier, ormai riunita, decise di rilanciare il particolare orologio.

Lo fece attraverso una serie limitata di 200 pezzi, parte della “CPCP” o “Collection Privée Cartier Paris”, una serie di orologi e gioielli prodotti appunto in numero limitato e disponibili solamente presso la boutique parigina. Ancora alla capitale francese sono legati i successivi 13 pezzi, datati 1997 e prodotti per la riapertura della boutique in Rue de la Paix dopo un restauro. Il numero 13, ricorrente nell’estetica del marchio, è un riferimento all’indirizzo originale dell’azienda: il numero 13 della leggendaria Place Vendôme.

Il moderno Cartier Crash

Nel 2013 fu la volta del primo Crash “al femminile”, un modello che ricalcava le linee dell’originale aggiungendo però piccoli diamanti a taglio brillante sulla cassa e sul bracciale integrato. Nel 2015, poi, arrivò il primo (e finora unico) Crash scheletrato mai prodotto, con il quale venne inaugurata la collezione “Legénds Mecaniques”.

Due Crash del 2013, uno con bracciale standard, l’altro Pavè, credit Pinterest

Per l’occasione, il dipartimento orologeria della Maison creò uno spettacolare movimento di forma, perfettamente sagomato per la peculiare cassa, la cui piastra principale replica con il suo traforo gli indici romani tipici dei quadranti Cartier: il calibro 9618MC. Ancora una volta, l’orologio venne prodotto in pochissimi esemplari: 67 esemplari in ciascun metallo, ovvero oro bianco, giallo e rosa, per un totale di soli 201 pezzi.

Il Crash “Legéndes Mecaniques” in oro rosa, credit A Collected Man

I più recenti Crash, infine, sono il “Radieuse”, edizione di 50 pezzi prodotta nel 2018 con un particolare quadrante a specchio con un decoro concentrico che riprende le linee della cassa, e la ri-edizione del Crash 1967, ordinabile esclusivamente tramite la boutique di Londra. La produzione di quest’ultimo è limitata ad un pezzo al mese, cosa che ha ovviamente fatto nascere una lista d’attesa virtualmente infinita.

Un Cartier Crash Radieuse, credits Hairspring

Va detto però che in tutti questi anni Cartier, come ogni gioielliere che si rispetti, ha offerto ad alcuni clienti molto speciali la possibilità di ordinare comunque un Crash. Ciò ha dato vita ad un ristretto numero di pezzi unici che, apparendo sul mercato di quando in quando, hanno alimentato il culto di cui l’orologio gode al momento, contribuendo a farne lievitare le quotazioni a dismisura.

Un Crash unico del 2003 con quadrante rosso, credit Christie’s

 

Due Cartier unici appartenenti al collezionista Californiano Eric Ku

Prezzi

Il valore attuale del Crash, prestando fede ai risultati d’asta, si attesta abbondantemente oltre i 100mila euro per un modello “moderno”, dall’edizione 1991 in poi; e vicino al milione per un “London” originale del 1967. Questo vertiginoso aumento dei prezzi, più che quintuplicati per entrambe le versioni nel giro di pochi anni, è stato provocato da diversi fattori.

Prima tra tutti, la nuova popolarità di cui il marchio Cartier gode tra i collezionisti, che ha portato ad una crescita notevole e generalizzata delle quotazioni. In secondo luogo, il fatto che il Crash è apparso al polso di diverse celebrità che nulla hanno da spartire con la ristretta nicchia dei collezionisti: Kanye West, Jack Dorsey e Tyler The Creator, per menzionare i tre più noti. Infine, il fatto che, nonostante le numerose riedizioni di modelli storici viste negli ultimi anni, Cartier abbia ufficiosamente dichiarato di non aver in programma alcuna riproposizione del Crash. Insomma, chi vuole possedere l’orologio più eclettico nella storia della maison parigina non può far altro che adeguarsi ai prezzi di mercato e inseguire il sogno all’asta… o prepararsi ad una lunghissima attesa nella boutique di New Bond Street!

Inutile dire che, se siete interessati ad acquisire un orologio incredibilmente raro, vi invitiamo a mandarci un messaggio o dare uno sguardo alla nostra Collezione!

 

Ricerca effettuata da Alvise Mori
Per informazioni lnk