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RISVEGLIO D’AUTUNNO

Finita la calma estiva l’Italia si rimette in moto. Il Paese è chiamato ad uno sforzo supremo, derivante dalla fine programmata degli incentivi, delle pubbliche erogazioni, delle moratorie e del blocco dei licenziamenti, fine che fa scopa con una ripresa internazionale incerta e devastata dall’inflazione dei prezzi. Il quadro generale dell’economia reale si presenta dunque incerto e difficile, sebbene le prospettive per i mercati finanziari restino discrete e la grande liquidità in circolazione possa generare indubbie opportunità di razionalizzazioni industriali.

 

MOLTE IMPORTANTI SFIDE CI ATTENDONO

Le sfide sono ardue e le minacce numerose (almeno per l’economia), ma la voglia di tirare a campare degli Italiani è proverbiale e dunque ci sono buone possibilità che il Paese possa “sfangarla” ancora una volta. Almeno adesso c’è un governo credibile, un progetto di investimenti e modernizzazioni ispirato e (in parte) finanziato dall’Europa, nonché un’incidenza piuttosto bassa degli indici di contagio pandemico che fanno sperare non si torni a parlare di chiusure, limitazioni sociali e blocchi alle attività produttive.


IL PESO DEL PASSATO

Ma il peso delle inefficienze e della retorica del passato è però ancora micidiale. Il costo e la vischiosità degli adempimenti imposti dalla pubblica amministrazione, l’incertezza per il business derivante da un sistema giudiziario ancora fortemente inefficiente, il potenziale esplosivo derivante da circa 60 milioni di cartelle esattoriali che verranno progressivamente inviate dall’Agenzia delle Entrate a quasi tutti i cittadini italiani, il progressivo ritrarsi delle moratorie relative a debiti scaduti e i licenziamenti che hanno iniziato a fioccare con l’estate a causa dell’esaurimento dei regimi straordinari della cassa integrazione guadagni, sono tutte cose che farebbero trepidare persino il più spavaldo dei governi! Persino l’Unione Europea ci ha messo del suo, imponendo regole e vincoli persino sulla dimensione dei prodotti agricoli, di fatto imbrigliando l’economia nazionale a sistemi standard che funzionano molto meglio con le economie continentali.

GLI AMMORTIZZATORI VENGONO MENO

Per non parlare della progressiva riduzione della disponibilità di credito, che era stata amplificata nell’ultimo anno dalla garanzia del Mediocredito Centrale piovuta a pioggia per quasi tutti coloro che ne facessero richiesta, ma che progressivamente si ridurrà dal momento che le banche cercheranno di tornare a concentrarsi sulla loro attività principale che non è quella di fungere da agenzie para-statali, bensì quella di fare profitti con la clientela migliore.

Insomma un notevole numero di garanzie statali, incentivi, paracadute, moratorie, cuscinetti ammortizzatori, sovvenzioni e contributi stanno per terminare, e l’economia italiana è oggi chiamata alla sfida suprema di cercare di farcela con le proprie gambe! Ce la farà?

La domanda non è priva di ironia, poiché se da un lato è vero che ce l’ha sempre fatta in passato, d’altro canto è da quasi un secolo che l’economia italiana ha costantemente potuto beneficiare di ogni sorta di contributi pubblici, i quali ovviamente hanno generato quel mostruoso indebitamento di stato che tutti conosciamo (e aborriamo) e anche una montagna di prestiti bancari che non sono mai stati o non saranno rimborsati. Dunque la risposta è tutt’altro che scontata.

L’INFLAZIONE TORNA A MORDERE

Aggiungiamoci che il rimbalzo della crescita economica, sta avverandosi in modalità incontrollabili, dopo la paurosa decrescita conseguente al lockdown. Il primo rischio è quello che il tasso d’inflazione dei prezzi possa superare quello della crescita del prodotto interno lordo, ma ancor più grave è il rischio che molte attività produttive si ritrovino strozzate da una crescita del costo di energia, materie prime, lavoro e subforniture, ben superiore al rincaro che sarà loro possibile imporre sul mercato di sbocco, con la conseguenza di possibili blocchi delle filiere industriali o di nuove crisi finanziarie da sovraindebitamento.

E se il Dollaro si svaluta contro l’Euro, allora il maggior costo delle materie prime ne può essere attutito, ma la competitività delle nostre esportazioni ne risente.

Si parla infine (giustamente peraltro) di riformare decisamente il reddito di cittadinanza, anche perché il nostro Paese è tra quelli che stanno vivendo peggio lo iato crescente tra il grave livello di disoccupazione tra le classi meno agiate e l’impossibilità per chi assume di reperire (a qualsiasi costo) manodopera giovane e qualificata. Ebbene -come dire?- l’ entropia del sistema aumenta ! Le contraddizioni pure. Nel mondo che cambia, si digitalizza e si globalizza sempre più, le nuove sfide sono difficili da affrontare.

La fanfara della politica (e anche quella dei media che la propagano ovunque) continua a declamare la ripresa, ma non è il caso di ricordare il famoso “pollo a testa” di Trilussa a proposito del funzionamento delle statistiche. Tra gli economisti ricorre spesso una battuta a proposito dei tre gradi crescenti di gravità delle menzogne: 1. Le bugie semplici 2. Le gravi ipocrisie 3. Le statistiche! Insomma: per chi fa impresa e s‘ingegna a sbarcare il lunario l’arrivo dell’autunno rammenta che non c’è troppo da stare tranquilli, nemmeno quando lo dicono i leader del Paese al forum di Villa d’Este.


C’è invece da rimboccarsi le maniche e darsi più che mai da fare perché l’inflazione morde già, la concorrenza (soprattutto quella straniera) non dorme e le risorse pubbliche sono già tutte impegnate per gli investimenti infrastrutturali che qualcun altro ha lasciato indietro, la rivoluzione verde, il risparmio energetico e molti altri grandi temi enunciati da eclatanti slogan, i quali quasi sempre sottendono a grandi giochi già fatti a tavolino con grandissimi burattinai.

MA LA FINANZA PUÒ PORTARE GRANDI BENEFICI

Le opportunità però, come scrivevo in premessa, potrebbero ugualmente fioccare copiose, perché la vivacità del mercato dei capitali trae indubbio vantaggio dalla grande liquidità ancora in circolazione, che alimenta fusioni e acquisizioni, investimenti e rinnovamenti digitali che aiutano le imprese a rinnovarsi. È una manna per chi si occupa di economia digitale, sanità, alimentazione naturale, efficientamento energetico e politiche ambientali/ecologia.


Le borse valori ad esempio premiano le imprese più virtuose anche facendo affluire loro a quella liquidità, ma soprattutto può finanziarle e può sostenerne gli investimenti e le valutazioni. Il mercato dei capitali è a caccia più che mai di nuove opportunità, di iniziative creative. Anche se i tassi cresceranno e le borse subiranno nuovi alti e bassi, l’impronta generale resta positiva, ottimista e lungimirante. Una vera e propria cuccagna per chi mostrerà intelligenza e velocità per approfittarne!

Stefano di Tommaso