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L’AMERICA SI SCOPRE FRAGILE

L’altro ieri un attacco informatico all’infrastruttura “colonial pipeline” (di proprietà privata come del resto quasi tutto in America) che trasporta la maggior parte del carburante lungo la dorsale atlantica degli Stati Uniti ha di fatto reso inutilizzabile la condotta e lasciato fermi milioni di automobilisti e autotrasportatori che sono rimasti a secco. I suoi tubi trasportavano ogni giorno 3 milioni di barili (477 milioni di litri) di carburante, dal Texas fino a New York.

 

I “cyber-terroristi” che hanno chiesto il riscatto sono stati identificati ed erano già noti alle autorità pubbliche per altri ricatti informatici, ma stavolta sono immediatamente stati identificati come “infiltrati dei russi”, tanto per gettare altra benzina sul fuoco della guerra di religione che l’amministrazione Biden sta portando avanti contro la Federazione Russa, rea di non piegarsi ai dictat della grande finanza.

Inutile dire che -come ai tempi del Russiagate di Trump (mai provato, anzi!) anche stavolta saranno soltanto illazioni, per adombrare una minaccia nemica ed esorcizzare ciò che invece appare come un grosso problema per tutto il mondo occidentale: la grande assenza delle autorità pubbliche e di reti di protezione intelligenti nella gestione della sicurezza nazionale e nella prevenzione dei disastri !

Perché la condotta è divenuta così importante da paralizzare i trasporti americani non appena interrompe le sue forniture? Perché i depositi e le raffinerie locali che prima erano disseminati su tutto il territorio hanno pian piano chiuso i battenti per necessità di mercato, cioè perché non erano abbastanza efficienti dal punto di vista dei costi distributivi. Nessuno però si era mai preoccupato di cosa sarebbe potuto accadere in questi casi.

La questione rimanda (è lo stesso Biden a ricordarlo) alla necessità di forti investimenti infrastrutturali, di cui si parla da decenni ma che sono sempre stati rimandati (o sabotati politicamente) sino al momento in cui non si è compreso che stava diventando troppo tardi. Danni accidentali del “neo-liberismo” si dirà, ma non ce la caviamo con qualche frase fatta: occorre risvegliare le coscienze , che invece fino ad oggi sono volutamente state fatte addormentare, persino quando si sono contati i voti postali dei morti.

È probabile oggi che la risposta del Presidente sarà tutta orientata all’utilizzo della forza militare nonché dei servizi segreti per riuscire a sviare l’attenzione dal vero problema sollevato da questo evento: può questo sistema iper-capitalistico funzionare bene ai fini del benessere delle popolazioni civili? Può riuscire ad evitare guerre, carestie e disastri ambientali senza cercare soltanto di lucrarvi un ulteriore guadagno?

È del tutto evidente che la risposta non può essere positiva. Ma è altrettanto probabile che si cercherà di porsi nemmeno la domanda. Non è politicamente corretto. Ecco però che si pone allora oggi una questione ben più fondamentale: cosa è politicamente corretto? Soltanto quello che ci propinano i mezzi di (dis)informazione di massa ?

Ognuno risponda secondo coscienza e non secondo mera convenienza…


Stefano di Tommaso