ARRIVANO I VACCINI MA NON IL BUON SENSO

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I mercati azionari di tutto il mondo ieri, Lunedì 9 Novembre, hanno esultato come non si vedeva dai tempi dell’annuncio del Viagra: i nuovi vaccini funzionano e gettano un velo di speranza sopra le devastazioni operate dal virus cinese: presto (cioè non prima di due-tre mesi) saranno disponibili al grande pubblico dal momento che le sperimentazioni hanno avuto esito positivo nel 90% dei casi. Ancora molte verifiche andranno completate ma sembra proprio che ci siamo. Dunque la gente potrà tornare ad andare in giro, consumare, viaggiare, incontrarsi e abbracciarsi. Le aziende potranno riprendere a fatturare e a investire nel loro futuro.

L’economia mondiale può dunque confermare la speranza di tornare a crescere nel 2021 e gli uomini di tutto il mondo potranno presto tornare ad abbracciarsi. Ovviamente parliamo di speranza, dal momento che non conosciamo quali altre sorprese possano riservarci eventuali nuove mutazioni del virus o altre possibili disgrazie, sanitarie o ambientali (in America ci fanno sapere che la stagione degli uragani nel 2020 ha toccato nuovi record, causando più allarmi che nell’ultimo secolo , probabilmente a causa della tropicalizzazione del clima dovuta a sua volta ai disastri ecologici provocati dall’industria).

Né possiamo escludere eventuali disgrazie di natura cosmologica (si sa che la nostra capacità di prevenire eventuali disastri causati dall’impatto con asteroidi, per lo stadio cui è giunta ad oggi la nostra tecnologia, tende allo zero assoluto). “Shit happens” dicono gli americani! La certezza insomma non è di questo mondo, ma se tutto andrà un pochino meglio dovremmo finalmente tornare a vedere presto una nuova stagione di espansione economica. È quello sarà allora un grande momento di verifica.

Certo le borse valori appaiono agli occhi dell’uomo della strada in totale controtendenza rispetto all’andamento dell’economia reale: nel momento di massima disgrazia (speriamo) di quest’ultima con il moltiplicarsi di fallimenti, perdite del posto di lavoro, della casa di proprietà e dello stile di vita cui molti si erano abituati (se non addirittura con la fame e la mancanza di cure mediche per i più poveri), le borse valori toccano invece nuovi massimi e creano nuove fantastiche ricchezze a coloro che ci sono investiti.

Si può cercare di spiegarlo con il fatto che le banche centrali non potevano non pompare nuova liquidità nel sistema finanziario, con il fatto che questo a sua volta è dovuto al fatto che le deboli democrazie occidentali stanno andando anch’esse alla deriva verso l’autoritarismo a causa della mole di debiti che hanno accumulato cercando di colmare l’incolmabile con il cosiddetto “welfare”: il crescente divario sociale tra poveri e ricchi che il capitalismo inevitabilmente tende a creare per sua stessa natura.


Qualsiasi spiegazione vogliamo addurre tuttavia, appare evidente che l’umanità si trova ancora una volta davanti a un bivio: tentare (faticosamente) di proseguire sulla strada attuale che tuttavia provoca tali gigantesche storture, incompatibili con il sogno di democrazia e parità dei diritti che ci hanno insegnato da piccoli, oppure cambiare modello di sviluppo, probabilmente adottare quello eurasiatico che sembra funzionare relativamente bene in Cina e in India, dove la democrazia appare come un concetto perlopiù svuotato di ogni significato pratico, ma dove forse la grande massa della popolazione (quella della strada, per intenderci) vive relativamente meglio di come vive in occidente, e con minori incertezze e angosce.

Certo i mercati finanziari non possono essere fini a sé stessi. Non possono risultare completamente autoreferenziali, anche perché la storia mostra che nessun sistema di potere regge in eterno: a un certo punto la popolazione insorge e si cambia modulo. Ma quando succede la cosa non è mai indolore e poi, come direbbero Gino e Michele: “quando gli elefanti litigano sono le formiche quelle che si fanno male”!


Insomma, sarebbe molto meglio trovare il modo di evitare le radicalizzazioni della storia, e chiedersi se la corsa tecnologica che ci porta a vedere nuovi massimi della finanza e nuovi minimi nella povertà di un terzo mondo che cerca di affrancarsene, si possono trovare altre soluzioni e nuove possibilità di far prosperare l’umanità nel suo complesso.

Probabilmente perché ciò accada è necessario che la politica torni a fare il suo corso, che i grandi leaders del mondo facciano la loro parte che gli intellettuali progettino una società migliore. Altrimenti anche i mercati finanziari, alla fine della vicenda, andranno sottosopra, perché nessuno può sperare di guadagnare all’infinito sulle disgrazie altrui!

Stefano di Tommaso