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LE VERITÀ (NON TROPPO) NASCOSTE

Se il Governatore della Banca d’Italia non avesse parlato così chiaro nelle sue “Considerazioni Finali” all’assemblea di quella che fu la spina dorsale dell’economia italiana e oggi è solo una succursale della banca centrale di Francoforte, non sarei tornato sul problema angoscioso dei conti pubblici e privati del nostro Paese. Ma Visco lo ha fatto, con freddezza e determinazione, tant’è che tutti i media hanno fatto a gara a sfumare e distillare le sue parole. Però, come diceva John Adams nell’ ottobre del 1770 nel suo discorso “In difesa dei soldati britannici” durante il processo al Massacro di Boston, “i fatti sono maledettamente testardi!”

 

I FATTI PARLANO CHIARO, MA NON BASTA

Ignazio Visco ha parlato a 48 ore dall’annuncio del Recovery Fund europeo, di cui sono ancora in discussione le modalità di “rientro” da parte della Commissione (nuove tasse, minori erogazioni, o maggiori contributi). A Maggio l’inflazione è tornata ad essere negativa e la deflazione, segnala Visco, potrebbe innescare “un pericoloso avvitamento tra il declino dei prezzi e quello della domanda aggregata” in un contesto di elevati debiti pubblici e privati. Dunque le banche centrali dovrebbero contrastare tale fenomeno ma, mentre in tutto il resto del mondo esse erogano a più non posso stimoli all’economia reale attraverso la monetizzazione dei nuovi debiti, nel vecchio continente ci si chiede invece soltanto a chi far pagare il conto di quei quattro spiccioli (al confronto) che arriveranno (un giorno) ai membri dell’Unione che sono messi peggio, attraverso l’annunciato Recovery Fund. È questo il primo e più importante messaggio lanciato dal Governatore: a livello centrale bisognerebbe fare di più.

E l’italia avrebbe ampio titolo nel chiederlo, dal momento che sino ad oggi ha contribuito al bilancio dell’Unione per ben più di quanto abbia ottenuto in cambio: per l’esattezza 43 miliardi di euro in più, dal 2012 al 2019, cioè negli anni più bui della storia della nostra repubblica, (avendone versati 130 e ricevuti 87) senza nemmeno aggiungere al conto in rosso tutte quelle spese indirettamente “comandateci” da Bruxelles, a partire dagli armamenti, fino ai maggiori interessi pagati per il debito pubblico a causa dello “spread” con i titoli tedeschi, passando per la libertà delle grandi imprese basate in Italia di pagare le tasse (e l’IVA) altrove, sottraendosi al fisco italiano.

Difficile dunque venire a farle la partaccia, se ci si volesse attenere ai fatti. Quegli stessi fatti che nessuno però in politica vuole far venire alla luce. il Bilancio europeo viene finanziato da contributi basati su una percentuale del gettito IVA e del Reddito Nazionale Lordo di ciascuno stato membro. Prima di esultare per gli “aiuti” europei, ricordiamoci dunque che in totale ogni anno l’italia contribuisce per cassa e a fondo perduto al bilancio della Commissione per oltre 20 miliardi di euro.

LE CONSIDERAZIONI FINALI SCUOTONO IL PALAZZO

E -a proposito di fatti- Visco ha ricordato pubblicamente che i più recenti governi del nostro Paese non hanno utilizzato al meglio il denaro a disposizione e l’Italia è nel frattempo inciampata nella peggiore delle congiunzioni astrali che si potessero immaginare. Senza espliciti riferimenti ad alcun capro espiatorio, tuttavia Visco ha fatto notare che nessuno prima nella storia della repubblica si era trovato a generare prima (con il lockdown ) e ad amministrare poi, la peggiore delle crisi economiche dal dopoguerra ad oggi. Gli effetti non si faranno attendere. Il fatto che le conseguenze dell’attuale recessione selvaggia ancora non siamo arrivati a toccarle con mano non significa che non arriveranno. Stiamo ancora vuotando le tasche che avevamo riempito in precedenza, e dopo saranno “stecchetti”!

Le sue “considerazioni finali” hanno affrontato diversi temi drammatici per il Paese con una schiettezza insospettabile e inusuale a Palazzo Koch. Ad esempio egli spiega: “La recessione avrà significative ripercussioni sul mercato del lavoro”. Oggi quella ufficiale è invece edulcorata dalla storicità del dato rilevato e dal blocco dei licenziamenti. E ha ricordato che “tra marzo e maggio, sono state varate misure che accrescono il disavanzo pubblico di quest’anno di circa 75 miliardi, il 4,5 per cento del prodotto”, senza dire direttamente (ma lo si è potuto capire benissimo) che esse non potranno contribuire davvero alla ripresa economica.


I GIOVANI E GLI AUTONOMI PENALIZZATI

E ancora ha proseguito: “la caduta dell’attività economica ha ridotto le nuove opportunità di impiego, ripercuotendosi in particolare sui giovani che per la prima volta si affacciano sul mercato del lavoro, su chi è abitualmente impegnato in attività stagionali, con contratti a tempo determinato o di apprendistato. Colpisce con maggiore intensità le attività tradizionalmente svolte dai lavoratori autonomi e il lavoro irregolare, ancora troppo diffuso nel nostro paese. Nel breve periodo gli ammortizzatori sociali contrastano l’impoverimento di ampi strati della popolazione e l’allargamento delle differenze economiche, accresciuti dalla maggiore presenza di lavoratori a basso reddito nei settori più colpiti.” Chiaro, no?

Ma poi ha soprattutto fatto notare che, se è vero che l’Europa ha dato credito all’Italia (82 miliardi apparentemente senza chiedere nulla in cambio), questi soldi -in realtà- non saranno beneficienza e non vanno sprecati. “Ogni Paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto in maniera efficienza”, perché “i fondi europei non potranno mai essere gratuiti: il debito europeo è debito di tutti”. Per questo l’Italia “è chiamata ad uno straordinario sforzo per sfruttare le opportunità offerte meglio di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni”. Come dire: ora non potete pensare di continuare con palliativi come il reddito di cittadinanza! Ancora una volta: non lo ha detto esplicitamente ma lo si è capito benissimo!

COSA DEDURNE?

Semplice: che all’Italia serve una “cura shock” che non potrà essere somministrata da nessun governo di questa legislatura, con buona pace dei diritti democratici. Nè uno di centrodestra che non potrebbe non subìre ancora il fuoco incrociato delle istituzioni europee, né un nuovo esecutivo giallo-rosso, che per definizione non è in grado di affrontare manovre necessarie e impopolari senza cedere alla tentazione di continuare a sperperare. Serve un Governo composto da tecnici, possibilmente in grado di esprimersi in italiano corrente e con qualche nozione di economia. Costituito cioè da persone normali e non da docenti, sindacalisti e burocrati, i quali per riuscire a balbettare qualcosa di ovvio (ed inutile) abbiano ancora bisogno di nominare 450 grandi consulenti!

LA RIFORMA DELLA TASSAZIONE

Visco ha insomma suggerito un nuovo patto nazionale e sociale. L’Italia può superare il disastro conseguente ad una gestione scellerata dell’economia in tempi di pandemia soltanto con un nuovo “contratto sociale tra governo, imprese e società civile” (citazione testuale). Ha cioè citato la parola magica: “imprese”, quella che nessun esponente dell’attuale maggioranza ha sin’ora voluto nominare, perché la maggior parte di esse si trova al nord, dove a Conte & C. metterebbero volentieri due dita negli occhi.

E, tanto per rincarare la dose di veleno intelligentemente distillata dal Governatore ai giallo-rossi, ha precisato che l’Italia ha bisogno di una riforma profonda della tassazione. Ecco altre citazioni testuali: “ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economie avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole. Le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che ne derivano si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese, generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo”.

CI VORREBBE UN’ADEGUATA RISPOSTA DEL GOVERNO

Di qui la necessità di “un profondo ripensamento della struttura della tassazione che tenga anche conto del rinnovamento del sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi”.

In conclusione ha detto: “E’ senza precedenti la portata degli interventi finora stabiliti dalla Bce per contrastare gli effetti negativi della pandemia” ma ha (chiaramente) fatto capire che, sebbene Banca d’Italia e Banca Centrale Europea stiano facendo tutto il possibile nel contrastare la crisi post-pandemica, ciò non sarà sufficiente se non ci sarà un’adeguata risposta del Governo con politiche economiche adeguate a generare prospettive di ripresa.


SI, MA QUALE GOVERNO?

Il paradosso di un Paese con il terzo debito pubblico al mondo ma con una ricchezza privata quasi cinque volte il Pil rischia di riverberarsi con tutta la sua iniquità tra le conseguenze della forte recessione. Che le disuguaglianze siano destinate a crescere dopo la pandemia lo ha sottolineato anche Visco: «Finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica».

Non stiamo sognando: quanto riportato lo ha detto nientemeno che il Governatore della Banca d’Italia! Ecco perché il Paese ha bisogno di un governo tecnico: dove pensate che si trovi la maggior parte dell’economia sommersa nel nostro Paese? Al sud, in piena riserva di voti giallo-rossi, ovviamente! E dove la maggior parte dei risparmi nonché dei “fattori produttivi”? Dall’altra parte dello Stivale, altrettanto ovviamente! E non soltanto nella maggioranza dell’attuale legislatura, ma nemmeno nella Commissione Europea, nessuno vuole fare un simile regalo alla destra italiana. Per riuscire a ribaltare la situazione prima del 2023 ci vogliono spalle forti e pochi vincoli elettorali! Dunque meglio un commissario, fa comprendere tra le righe il Governatore di Banca d’Italia. Magari un ex-collega…

Stefano di Tommaso