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CRESCITA ZERO

Il commissario Ue per gli Affari economici Paolo Gentiloni ha condiviso le preoccupazioni per la bassa crescita generale e soprattutto nei tre principali Stati dell’Ue. Ha indicato «politiche di bilancio più espansive» come possibile soluzione comune per i 27 Stati membri. «Paesi che hanno spazio fiscale e un livello di debito pubblico molto basso, come la Germania, sono chiamati a contribuire a investire in politiche piu´ espansive perché l’Europa continua a crescere a un ritmo troppo basso, occorre accelerare».

 

E come se non bastasse anche Christine Lagarde (Governatrice della Banca Centrale Europea), al Parlamento europeo di Strasburgo lo scorso 6 febbraio 2020 ha dichiarato : «I governi facciano di più, la politica monetaria ha margini ristretti». Nulla da obiettare: con i franchi tiratori tedeschi nel comitato esecutivo della BCE contrari ad ulteriori espansioni monetarie e con i tassi di interesse praticamente a zero è difficile affermare il contrario.

Invece la Commissione Europea (l’Esecutivo di Bruxelles) lo scorso 14 febbraio 2020 fa la seguente dichiarazione (riportata da RADIOCOR)«Eurozona: per governi non necessario ora stimolo pubblico forte alla crescita».

Ragioniamo insieme: Paolo Gentiloni in quanto Commissario agli Affari Economici è il ministro dell’economia della Commissione Europea (cioè del governo europeo) o sbaglio? Dunque qualcuno (più in alto di lui) lo ha smentito praticamente in diretta?

La pantomima destinata a noialtri peraltro non finisce qui perché ai penultimi posti subito dietro il record di bassa crescita detenuto dall’Italia ci sono Francia e Germania, due “partner” (in realtà rivali) europei che invece stanno facendo molto per smarcarsi dall’impasse (la Germania continua a limare in sordina la tassazione delle imprese e la Francia ha appena varato un miglioramento del trattamento pensionistico dopo le rivolte di piazza dei giorni scorsi) e che comunque viaggiano a un‘aspettativa di incremento del Prodotto Interno Lordo che è comunque quasi tre volte quello atteso per l’Italia.


Ora è chiaro che già la manovra attuale del governo Conte basa quasi ogni centesimo destinato a stimolare l’economia sul deficit, solo parzialmente mascherato da presunti recuperi dell’evasione “et similia”. Se in più prendiamo atto del fatto che le previsioni della Commissione Europea sono realistiche (cioè così non si cresce), sembra che vogliamo darci la zappa sui piedi e lo stiamo anche facendo apposta. Siamo soltanto a metà Febbraio: si potrebbero fare ancora tante cose (sempre che ce ne fosse la voglia).

Ma l’unica voglia che si registra tra gli umori della politica è quella di abbandonare la nave prima che sia troppo tardi da parte degli attuali ministri e presidenti per passarne il timone a qualche altro “commissario U.E.” o “governo del presidente” che dir si voglia (si fa il nome di Draghi) onde dare la colpa a qualcun altro.

Ma se i “partner” europei non vogliono fare nulla per farci smarcare dallo stallo del debito che ci impedisce di prendere misure più espansive (dato il vincolo del cambio fisso) e il mantra collettivo è che nessuno in Italia possa adottare politiche a favore delle imprese senza “tutelare” i lavoratori (cioè flessibilizzando il mercato del lavoro) senza nuove mobilitazioni degli “agit-prop” dei centri sociali che vadano in giro a spaccare tutto, persino un altro uomo mandato da Bruxelles non potrà che amministrare l’ennesima disfatta italiana.


Difficile peraltro discutere di queste tristi constatazioni senza cadere nella trappola del prendere posizione nei giochi politici di parte, ma certo di fronte a queste prospettive l’incompetenza (o peggio) di chi ci governa rimane sbalorditiva e l’imbonimento televisivo quotidiano che viene praticato per nasconderlo non basta a placare l’umore degli italiani che si rendono conto di essere in trappola.

A buon senso l’unico risultato di una tale situazione è probabile che sia il montare di un ulteriore sentimento collettivo antieuropeo!

Stefano di Tommaso