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UN CONTINENTE IN GINOCCHIO, IL MONDO IN APPRENSIONE

Nella sua suggestiva visione dell’incontro con il Conte Ugolino all’inferno, Dante esprim la terribile realtà del padre che, incarcerato nella torre con i propri figli a morir di fame, stremato, arriva a mangiarne i cadaveri con le parole: «… ond’io mi diedi, già cieco, a brancolar sovra ciascuno, e due dì li chiamai, poi che fur morti. Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno.» (Dante,Inf. XXXIII, 72-75.) L’avvento del coronavirus sembra proprio il nirvana dei complottisti, già pronti a chiedersi se non siano stati gli stessi militari cinesi, o la CIA o qualche altra organizzazione segreta a mettere in ginocchio l’ex celeste impero, con il rischio di un ritorno di fiamma per i mandanti.

 

NESSUNO NE HA ANCORA SPIEGATO LE RAGIONI

Però “la situazione è grave, ma non è seria” -chioserebbe Ennio Flaiano- a far notare che ancora nessuno ci ha ancora mai spiegato come sia potuto succedere che la seconda (quasi la prima) più vasta economia e la terza potenza militare al mondo non sia riuscita a individuare per tempo e a contenere una pandemia della portata che sta mostrandosi nelle ultime ore. Le prime notizie risalgono appena ad una settimana fa e già si parla di 55.000 soggetti infètti, ma le cifre sono immancabilmente destinate a crescere in modo esponenziale. Fonti cinesi informali parlano invece già di 9000 morti e di un lungo periodo (dicono tutto Gennaio) nel quale le autorità cinesi hanno intenzionalmente taciuto.

Quelli che sino ad oggi ne hanno risentito di meno sono stati i mercati finanziari, mostrando soltanto un graduale spostamento dell’interesse degli investitori dalle azioni alle obbligazioni, con un calo dei rendimenti impliciti di queste ultime di conseguenza.

I DANNI ALL’ECONOMIA REALE

Ma l’economia reale (soprattutto quella cinese) ne rimane già colpita e affondata e ancora non si capisce se ne rimarrà stabilmente e gravemente affetta oppure se, dopo lo spavento, si potrà efficacemente contare sulla macchina militare (e dotata di grandi risorse) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per annunciare che la pandemia è stata contenuta.

Alla data di ieri si poteva però già registrare un calo di oltre il 7% dell’indice dei prezzi mondiali dei metalli industriali, il crollo globale delle prenotazioni di viaggi d’affari, delle vendite di beni voluttuari, di lusso, di moda e abbigliamento, degli ordini di commercio elettronico con i “vendors” cinesi, e la chiusura di quasi ogni locale pubblico in Cina, nonché il crollo delle vendite dei centri commerciali, dei biglietti del cinema, delle crociere, dei voli aerei e delle grandi mete di destinazione turistica. E sono soltanto il primo passo verso una situazione di potenziale caos nel mondo. Ovviamente le quotazioni in borsa di molti dei settori industriali citati ne risentono già ed è solo questione di tempo perché la sfiducia dilaghi.

È QUESTIONE DI TEMPO

L’attuale establishment mondiale deve perciò riuscire a far ritrovare in fretta un equilibrio ai comparti economici che sono rimasti colpiti dalla psicosi collettiva oppure dovremo tutti fare i conti con una improvvisa quanto inaspettata recessione economica e forse anche con una probabile inflazione dei prezzi dei beni alimentari, i quali come sempre in questi casi, iniziano a scarseggiare proprio mentre la gente dà -per gli stessi motivi- l’assalto ai supermercati, per fare scorte in casa.

È vero che il calo dei prezzi delle materie prime, dell’energia e degli spostamenti potrebbe persino corroborare l’andamento prossimo futuro dell’economia, ma soltanto se l’allarme rientrasse in fretta. Altrimenti i profitti aziendali crollano sotto zero e le banche rischiano la corsa agli sportelli (con buona pace per i folli che vorrebbero eliminare il contante).

COSA ATTENDERSI

Al momento ogni ipotesi è plausibile, anche se resta sempre valida una statistica che dice che in casi come questo dopo pochi giorni buona parte degli allarmi è destinata a rientrare.

Ma il dubbio che la situazione sia molto più grave di quanto raccontino gli organi di informazione e il fatto che il mondo sta cambiando a un ritmo forsennato potrebbero annullare tale statistica: oggigiorno le merci circolano attorno al pianeta più che mai nel passato e così pure viaggiano le persone e le notizie. I rischi perciò aumentano e, quel che più preme, è che in ogni parte del mondo la sfiducia nelle istituzioni cresce, alimentando le probabilità di crisi di panico e blocchi delle iniziative economiche.

Insomma può restare soltanto un momentaneo brutto incubo o può diventare la buccia di banana dell’economia globalizzata e delle sue èlites.

Stefano di Tommaso