È IL MOMENTO DEI MERCATI “EMERGENTI”
La schiacciante vittoria dei “conservatori” (un termine oramai del tutto inappropriato nel mondo anglosassone tanto per il movimento politico di Boris Johnson quanto per quello di Donald Trump) si prevede possa generare molta stabilità per i mercati finanziari, e sinanco una certa euforia. Ma soprattutto si accompagna ad un’altra grande notizia per la finanza internazionale: il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Due notizie portentose per non prevedere un nuovi massimi di borsa e l’ennesima “ripresina” economica globale di cui stavolta dovrebbero beneficiare soprattutto i paesi “emergenti” e in particolare quelli asiatici.
LA VITTORIA DEL “GET BREXIT DONE”
Il coro di commenti ascoltati e letti nelle ultime ore sembra quantomai unanime: un moderato ottimismo per gli effetti congiunti delle due grandi novità e il conseguente venir meno di numerosi rischi “sistemici” per l’economia mondiale può soltanto aiutare soprattutto a risollevare le sorti dei mercati finanziari “periferici” e, soprattutto, di quelli asiatici, a partire dal Giappone, che non è un paese emergente ma può sicuramente beneficiare della ripresa degli emergenti.
Perciò, come si poteva ampiamente prevedere (da tutti tranne che dai “media” prevalenti in Italia) la vittoria elettorale di BoJo non fa che rafforzare l’economia globale e aumentare le chances di una stabilizzazione dei rapporti commerciali del Regno Unito con il resto del mondo, a partire dalle sue ex-colonie, oggi paesi membri del Commonwealth britannico. I fantasmi della Brexit e i cupi scenari tutt’ora evocati dai globalisti in salsa franco-tedesca al oggi saldamente al potere nell’euro-zona stanno per dissolversi definitivamente.
E QUELLA DI DONALD TRUMP
Ma per quanto anche negli Stati Uniti d’America i “media” sferzino furiose polemiche contro le politiche commerciali del loro Presidente, non c’è dubbio alcuno che la nuova intesa con la Cina (per quanto non ancora definitiva) costituisca una vittoria politica di Donald Trump. E bisogna aggiungere che ora quest’ultimo potrà anche godere della permanenza al potere di un alleato di ferro come Boris Johnson, facendo della GB un vero avamposto militare e commerciale americano nel Vecchio Continente, tanto per rilanciare la NATO che Macron vorrebbe affondare al più presto, quanto per concertare gli interventi delle rispettive politiche fiscali.
E I MERCATI (SOPRATTUTTO GLI “EMERGENTI”) BRINDANO
Per quanto dunque qualcuno gridi allo scandalo e alla iattura, la Sterlina è oggi prevista al rialzo e, come ha sempre voluto Trump, il Dollaro al ribasso (o quantomeno alla stabilizzazione), mentre le borse di tutto il mondo sono pronosticate in ripresa e i mercati- è ben noto- hanno sempre ragione.
L’abbondanza di liquidità e la riduzione dei rischi geo-politici dovrebbero tra l’altro contribuire decisamente alla ripresa delle quotazioni delle borse dei mercati emergenti, rimaste a lungo compresse sino a ieri, così come alla moltiplicazione delle IPO (i processi di quotazione in borsa delle matricole) che potrebbero finalmente riprendersi tanto in numero quanto in valore.
MA… QUANTO DURERÀ
Lo scenario appare dunque magicamente molto positivo, lasciando intravedere nuovi massimi per gli indici di borsa e buone notizie per gli effetti che tutto ciò dovrebbe generare per l’economia reale. Ma attenzione alle apparenze: qualche rischio “sistemico”permane e, soprattutto, una volta completato il giro di boa dell’anno solare (e dunque registrate le performances di cui gli operatori avevano bisogno per pagarsi ricchi bonus) non è così scontato che l’albero della “cuccagna” continui a gemmare nuovi frutti.
Gli operatori di borsa lo sanno bene e, mentre stappano spumante per celebrare un altro anno giunto positivamente alla sua conclusione, operano al tempo stesso sottobanco per ruotare prudenzialmente i loro giardinetti titoli (da “momentum” a “value”, per quanto possibile), operando quindi scelte di prudenza e di ricerca dei valori intrinsechi, al grido del “non-si-sa-mai” per ciò che riguarda l’inizio del 2020, quando qualche sbornia di troppo andrà necessariamente smaltita.
Per il momento non resta che festeggiare, soprattutto al ritorno alla normalità in politica quanto sui mercati, ma senza esagerare: una Banca Centrale Europea meno pronta a grandi elargizioni e una Federal Reserve Bank of America che non vede l’ora di restituire qualche schiaffo ad un Presidente che ha avuto il coraggio di contraddirla e di averne avuto ragione suggeriscono di non abbassare la guardia: al benché minimo nuovo soffio di inflazione (che prima o poi inesorabilmente si farà rivedere) i loro zelanti funzionari-che-non-devono-rendere-conto-a-nessuno potrebbero sentirsi abominevolmente ringalluzziti, e pronti a creare ad arte nuovi disastri, pur di recuperare le luci della ribalta…
Stefano di Tommaso