LA “CRESCITA ESPONENZIALE” DI MASAYOSHI SON PUÒ RISULTARE UN VALIDO ANTIDOTO A WALL STREET ?
In un momento storico di assoluta incertezza circa il destino dei corsi delle azioni quotate nelle borse valori di mezzo mondo, fa specie constatare che i listini si sono sostenuti fino ad oggi su livelli considerati da anni “stratosferici” quasi soltanto grazie ai continui progressi dei cosiddetti titoli “tecnologici”, che però iniziano tutti a segnare il passo, tranne uno: Softbank, uno strano connubio tra banca, holding industriale, fondo di venture capital e operatore telefonico “futurista”!
Si veda ad esempio il rapporto prezzo/utili espresso dal titolo Amazon, capace ancora oggi, che i suoi profitti sono letteralmente decollati, di esprimere una capitalizzazione di borsa (quasi 900 miliardi di dollari) pari a 90 volte i profitti attesi per il 2019:
Se da un lato c’è una ragione sostanziale al riguardo, come il fatto che l’impatto delle società super-tecnologiche sull’economia mondiale continua a crescere, dall’altro lato esse esprimono ancora multipli di valore completamente scollegati dalla realtà dei fatti. Il mercato lo ha capito benissimo e adesso inizia a ridimensionarli:
Per non parlare del titolo Facebook, che da solo e in pochi giorni ha perduto complessivamente in borsa un buon quarto della sua capitalizzazione precedente :
SOFTBANK: LA STRANA CREATURA
Non è la stessa storia per un titolo altrettanto tecnologico e caratterizzato da immensa capitalizzazione ma i cui criteri di gestione appaiono orientati al lunghissimo termine e il cui parterre di azionisti e sostenitori tra è tra i più potenti del mondo: Softbank, la “strana” creatura di Masayoshi Son, il più controverso e mitologico tra i banchieri d’affari dei tempi attuali!
Nonostante infatti Softbank abbia negli ultimi dieci anni regalato ritorni sugli investimenti da far invidia a Warren Buffet (+45% annuo composto) e possa contare, direttamente e indirettamente, sulla bellezza di un centinaio di miliardi di dollari ancora da investire (anche attraverso il fondo d’investimento Vision da Lei creato che da solo ha raccolto il medesimo importo e di cui ne ha già investito circa la metà), essa esprime in borsa un prezzo il cui un multiplo di valore supera di poco le 10 volte gli utili e una scarsa volatilità del corso azionario.
Come Warren Buffett, Son è bravissimo a selezionare i propri investimenti ma bisogna tenere conto del fatto che una buona parte del suo successo può farsi risalire a un solo titolo: Alibaba, un investimento fatto nel 2001 con 100 milioni di dollari che oggi vale circa 80 miliardi. Ma ovviamente la sua storia va ben al di là di ciò. Basti dire che la sua carriera di imprenditore risale al 1981 e che oggi è l’uomo più ricco del Giappone.
ORIZZONTE DEGLI INVESTIMENTI: 300 ANNI
Se si consulta Wikipedia Softbank risulta essere una società di telecomunicazioni (e in effetti è il più grande operatore telefonico del Giappone e ha avviato le procedure per quotare in borsa il ramo d’azienda), ma in realtà è un sofisticato investitore in società che possono esprimere le tecnologie del futuro, al confine tra la holding industriale e il fondo di venture capital, con il piccolo particolare che l’orizzonte temporale degli investimenti che si è data è di trecento anni !
Sì, avete letto bene: occupandosi di innovazione Softbank guarda ai macro-trend che si sviluppano lentamente ma che diventano pervasivi per le abitudini, i consumi, i margini aziendali. Per dirla come avrebbe fatto Einstein, per Masayoshi Son : “non c’è speranza per le idee che non risultino sufficientemente assurde!” Oppure: “l’immaginazione è più importante della tecnologia. Dal momento che quest’ultima non può che avere dei limiti, mentre la prima è, per definizione, illimitata.
Coerentemente con questo anche gli investitori che hanno provveduto alla raccolta di Softbank hanno un’ottica di lungo o lunghissimo termine. Sono importanti “family offices”, famiglie reali mediorientali, grandi capi azienda e investitori istituzionali che condividono tanto l’ottica suddetta quanto la “visione” del fondatore Giapponese-Coreano, basata tanto sulla crescita esponenziale che le nuove tecnologie possono assicurare alle imprese capaci di dominarle, quanto sull’investimento in imprese che poggiano la loro base di ricavi in paesi emergenti ad elevato potenziale demografico, come il Sud-Est asiatico, che conta già oggi quasi cinque miliardi di abitanti.
Ci sono dunque molte chiavi di lettura di questa originalissima impresa che è in parte una banca d’affari, in parte un incubatore di start-up e ancora in parte una compagnia di telecomunicazioni. Forse è per questo motivo che oggi il titolo Softbank viene valutato soltanto all’incirca il 50% del valore di mercato degli assets che ha in gestione (che consistono in circa 1300 diverse iniziative, molte delle quali basate su un’utilizzo esponenziale di internet e ivi compresa la mega-partecipazione in Alibaba, ma non solo: anche quella in DiDi, la Uber cinese).
Ma anche per questo riteniamo si tratti di un titolo molto interessante per il potenziale di crescita che può esprimere o anche soltanto per il fatto che attraverso Softbank si può acquistare a sconto Alibaba stessa.
Tra le altre infinite iniziative in cantiere presso questa società giapponese-californiana: la rete di uffici di co-working “we work” che si estende in tutto il mondo, una rete di satelliti a bassa quota per “vedere” in tempo reale praticamente qualsiasi punto del pianeta, come pure una serie di sistemi molto piu economici di diffondere i messaggi pubblicitari ed acquisire clientela nei servizi di telecomunicazioni. L’approccio “laterale” agli investimenti che pratica chi da quasi quarant’anni punta sulle innovazioni tecnologiche per farle crescere a lungo non può essere il medesimo di chi investe a Wall Street. Ma forse è anche la miglior garanzia di non cadere nella trappola che sembra minacciare gli altri grandi titoli tecnologici quotati!
Stefano di Tommaso