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LA VITTORIA DI DRAGHI: L’ECONOMIA EUROPEA CRESCE AL RIPARO DALL’INFLAZIONE

A tutti i criticoni che si sperticavano nel prendersela con il Q.E. (Quantitative Easing : il programma di ampliamento della base monetaria che ha aiutato a ripristinare la liquidità in circolazione erosa dalla crisi economica) promosso dal governatore della B.C.E. (Banca Centrale Europea) Mario Draghi, ieri quest’ultimo ha risposto con i numeri: nel 2018 e nel 2019 l’inflazione media europea è attesa stabile all’1,4% mentre la crescita del Prodotto Interno Lordo (il P.I.L.) europeo è prevista al rialzo : 2,4% per il 2018 e 1,9% per il 2019.

 

Il Q.E. dunque non si tocca sino a Ottobre 2018 e probabilmente anche oltre, più esattamente sino a quando l’inflazione non avrà superato stabilimente il 2% . I “falchi” tedeschi potranno anche inventarsi delle storie, ma i fatti parlano chiaro: ha avuto ragione Draghi e perdipiù il principale beneficiario degli acquisti di titoli della BCE è stata proprio la Germania, il cui P.I.L. è atteso in crescita più che altrove: 2,6% per il 2018. Nonostante il Q.E. la moneta unica resta fortissima (1,24 volte un Dollaro) e le prospettive -non solo economiche ma anche quelle dei mercati finanziari- non accennano ad offuscarsi: le borse europee hanno reagito bene al discorso con una bella risalita di oltre l’1% medio e non sono viste particolarmente a rischio.

Un accenno al pericolo di instabilità politica in Italia ovviamente Draghi lo ha fatto: i Paesi ad elevato debito non possono permettersi pericolose oscillazioni governative. Come dire : attenzione alla tentazione di inventarvi un reddito di cittadinanza senza trovarne abbondante copertura.

Ovvio, come il fatto che il voto nella penisola nel suo complesso non è certo risultato favorevole alle politiche di Bruxelles. La morale è che con le sue misurate parole Draghi distilla anche un messaggio sottile ai suoi burocrati e ai falchi della Bundesbank candidati a guidare la BCE dopo di lui : senza le politiche monetarie accomodanti della BCE l’ultima tornata elettorale nell’Unione Europea sarebbe stata ancor più lacerante.

Chi vuol intendere intenda!

Stefano di Tommaso