GUERRE: DALLA “BELLE ÈPOQUE” AI GIORNI NOSTRI

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La Storia ci mostra che la gestazione di una guerra, se mira a influenze e profitti su altre zone, dura spesso alcuni anni: bisogna confrontarsi con gli interessi di altri e curare alleanze strategiche. Oggi stiamo assistendo ad episodi che sembrano ribaltare vecchi giochi di alleanze; si va verso una guerra “seria”? Si cerca un casus belli?

 

Anche la prima guerra mondiale ebbe una lunga gestazione, con intese e accordi lungo l’arco della bella époque, celati dietro di essa. Si dice “belle époque”, e si pensa subito a Parigi; Si dice “belle époque”, e si pensa subito alle ballerine del Moulin Rouge, ai gaudenti tra feste e tavoli da gioco; un epoca senza pensieri, insomma. Ma parleremo, invece, della belle époque palermitana, dal lusso mille volte superiore a quello parigino, e molto meno plebea.

La belle époque, dall’ultimo decennio dell’Ottocento sino alla prima guerra mondiale, vide molte novità e la loro diffusione, che resero più bella la vita: l’illuminazione elettrica, la radio di Guglielmo Marconi, la diffusione del telefono, il primo volo dei fratelli Wright, l’automobile, il cinematografo, l’art nouveau, le grandi esposizioni, le grandi navi da crociera.

Molto probabilmente quelle innovazioni contribuirono a cambiare il mondo e, con esso, gli equilibri politici pre-esistenti.

Qualcuno ha voluto considerare l’affondamento del Titanic nel 1912 come la fine della belle époque. Ma in realtà fu la prima guerra mondiale a spazzare via tutto. I testi di Storia scolastici ci hanno banalmente raccontato che la guerra scoppiò perché il 28 giugno del 1914 a Sarajevo furono assassinati l’arciduca d’Austria, ed erede al trono, Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Un mese dopo l’imperatore Francesco Giuseppe dichiarò guerra alla Serbia, e la catena di interventi da parte di altre Nazioni a seguito di varie alleanze porterà ad una ecatombe di quasi dieci milioni di soldati e cinque di civili, con la mobilitazione di settanta milioni di soldati. Ma l’attentato di Sarajevo non fu la causa scatenante, bensì un occasionale casus belli, sfruttato da Francesco Giuseppe per imporsi nei Balcani.

Nel periodo che precedette la guerra il ruolo maggiore lo ebbero le alleanze già esistenti, a parte l’Italia che cambiò idea “all’ultimo momento” con il presidente del consiglio Sidney Sonnino che si sganciò dalla Triplice Alleanza stipulata nel 1882 con Germania e Austria per unirsi alla Triplice Intesa di Francia, Gran Bretagna e Russia. Di fatto, l’Italia si dichiarò neutrale il 3 agosto 1914, ma il 26 aprile del 1915 Sonnino denunciò il trattato del 1882 e fu guerra contro l’Austria.

Dopo il 1918 cambiarono molti assetti territoriali, non solo in Europa ma anche nelle terre africane e orientali sino ad allora oggetto di colonie e spartizione di interessi; interessi economici, dunque, quelli che portarono alla guerra dopo che vennero meno alcuni accordi sulle zone di (futura) influenza in Africa e Medioriente; la guerra sancì il ridimensionamento di Austria e Germania, la rivoluzione russa e la fine degli Zar, con una diversa spartizione dell’Africa e del Medioriente.
Ma dove e quando, in quell’epoca, le grandi Nazioni prendevano accordi e, a parte le formali alleanze nelle sedi appropriate, decidevano le sfere di influenza? Erano (come ancora lo sono oggi) necessari incontri preliminari informali, per poi giungere a tavoli ufficiali di trattativa. Gli incontri informali venivano camuffati spesso da incontri occasionali in luoghi di vacanza e svago.

Se si pensa alla belle époque con i suoi divertimenti, viene a mente Parigi. Ma vi era una città in cui i fasti erano altrettanto vissuti, sebbene non in rutilanti casinò bensì alle sontuose feste dei grandi palazzi padronali, feste che annoveravano tra gli invitati i potenti di mezza Europa: Palermo, sebbene si narri infinitamente meno della sua belle époque e degli incontri che vi si svolgevano, e che probabilmente hanno contribuito a cambiare il destino d’Europa.
La Sicilia era terra di grande ricchezza e antica aristocrazia, nulla a che vedere con i parvenus dell’entourage sabaudo; e le famiglie della sola aristocrazia palermitana (con proprietà anche in varie parti della Sicilia) erano circa trecento: una settantina si fregiavano del titolo di principe, una cinquantina di duca ed altrettanti tra conti o marchesi, ed una ottantina di baroni. In realtà, però, tali casate erano generate da matrimoni tra i loro rampolli, che aggiungevano titoli a titoli. I nomi delle famiglie più in vista erano Trabia, Lanza, Branciforte, Tasca, Notarbartolo, Alliata, Spinelli, Mazzarino, Gangi, Butera, Niscemi… E, a seguito dei matrimoni, si creavano nuovi rami come Lanza di Scalea, Lanza Tasca, Lanza di Niscemi, eccetera. Una concentrazione di antica aristocrazia, quella di Palermo, che forse non aveva uguali con nessuna altra città europea.

E poi c’erano i borghesi arricchiti, che per dare un titolo alla loro figliolanza, la facevano sposare con aristocratici rampolli di famiglie piene di debiti, il cui saldo veniva onorato dal borghese di turno; ed ancora, c’erano ricche famiglie inglesi, come i Whitaker, gli Ingham, i Woodhouse, i Domville, con interessi nel commercio marittimo e nelle zolfare. Ricchezza e nobiltà, parafrasando.

La più nota e importante famiglia “borghese” che con matrimoni vari acquisì titoli nobiliari fu quella dei Florio, per intenderci quelli del Marsala e della Targa Florio; ed il più famoso fu Ignazio Florio, il mecenate che spese otto milioni dell’epoca per il restauro del Teatro Massimo; era il marito di donna Franca Jacona dei baroni di san Giuliano; donna Franca Florio, semplicemente, considerata all’epoca la donna più bella ed elegante d’Italia, ed anche d’Europa, secondo alcuni.

Le famiglie di antico sangue blu erano spesso imparentate con grandi nomi del gotha europeo; e quindi molti esponenti dell’aristocrazia europea frequentarono Palermo, nei venti anni della belle époque.

A guardare l’elenco di date e di nomi, relativi a vacanze palermitane, feste, incontri, si rimane impressionati: cosa c’era dopotutto di così speciale, a Palermo, da meritare tanto successo in campo internazionale? Feste grandiose nei palazzi della nobiltà, ovviamente; cene sontuose nei loro saloni; cene più ristrette a bordo dei lussuosi yachts dei visitatori; ma poi, le dame rimanevano a conversare, e gli uomini si ritiravano nel fumoir con sigaro e caffè; di cosa parlavano? Osserviamo date e nomi di coloro che “visitarono” Palermo, ospiti delle grandi famiglie, c’è da riflettere.

– 1896, Guglielmo II come principe ereditario; vi ritornerà da Kaiser di Germania nel 1904,1905,1908;
– 1889, Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha, imperatrice di Germania e madre di Guglielmo II; tornerà nel 1891;
– 1898, re Leopoldo del Belgio, che cercava il placet delle altre potenze europee per entrare nel Congo;
– 1898, Vittorio Emanuele III con la moglie Elena, ma ancora principe ereditario; vi ritornerà da re nel 1902 e 1903;
– 1902, il granduca tedesco di Holdenburg, molto vicino al Kaiser e ammiraglio della Marina imperiale;
– 1903, la regina Amelia del Portogallo;
– 1903, Filippo di Sassonia-Coburgo-Gotha, che diede ricevimenti esclusivi sul suo yachts Saphire;
– 1903, la regina Guglielmina d’Olanda;
– 1906, arciduchessa Elisabetta Maria nipote di Francesco Giuseppe, col marito principe Otto di Windischgraetz;
– 1907, Edoardo VII di Inghilterra, e vi ritornerà nel 1909;
– 1908; il principe Oscar di Prussia;
– 1908, il Kaiser Guglielmo II dà una cena sul suo panfilo Hoehnzollern: tra gli invitati Il principe di Trabia, il conte di Mazzarino, il senatore del Regno d’Italia Tasca Lanza, Ignazio Florio, e l’inglese Withaker;
– 1909, Federico Augusto III di Sassonia.

Sin qui, le principali teste coronate in visita a Palermo; ma c’è un altro elenco interessante:

– 1902, barone Nathaniel Rotschild, banchiere con sede a Vienna;
– 1904, banchiere olandese Vanderbildt, che vi tornerà nel 1907;
– 1904, banchiere John Pierpont Morgan, più semplicemente J.P.Morgan.

Da notare: fortissima la presenza di visitatori legati alla Germania; alta intensità di incontri nel decennio precedente lo scoppio della guerra; infine, la presenza dei più importanti banchieri dell’epoca.

Le belle époque palermitana, in quegli anni, offrì concerti diretti da Puccini, Toscanini, i teatri Bellini GTB e Massimo offrirono Sarah Bernhardt, Eleonora Duse e D’Annunzio, Ermete Zacconi, ed anche Trilussa e Pascarella; i salotti letterari per le dame, curati dal novelliere Giuseppe Pitrè ospitarono, oltre D’Annunzio, anche Rostand, Verne, Maupassant; e Wilde, pur se invitato da Pitrè, non fu però ricevuto in molti salotti. Così, mentre le dame nei pomeriggi e nei dopocena si dilettavano con salotti letterari, i loro mariti negoziavano.

Oggi, dopo circa un secolo, il mondo appare assai diverso ma, come allora, la scienza e la tecnologia hanno fatto giganteschi passi in avanti, contribuendo insieme alla variabile demografica, a ridisegnare il paesaggio politico internazionale.

E ugualmente, come allora, i focolai di guerra si moltiplicano e gli equilibri geo-politici si complicano, ma ciò nonostante sembra che con Taormina la storia si ripeta: gli incontri si moltiplicano e si tornano a fare in Sicilia o in altre amene località turistiche, come la turca Bodrum (l’antica Alicarnasso), dove è stata indetta per Settembre la prossima conferenza del misterioso Bilderberg Club, noto per radunare gli uomini più potenti e più influenti della Terra.

C’è una guerra seria in gestazione? Certo, a quegli incontri ci sono altrettanti banchieri e capi di stato, ma i nuovi padroni del mondo non sono quasi mai i discendenti delle teste coronate di un secolo fa: oggi c’è un “nuovo ordine mondiale” in cabina di regia.

Come i loro predecessori però, essi si incontrano sempre più spesso, negoziando alleanze e zone di influenza, con la stessa intensità che si era vista un secolo prima, alla vigilia del primo grande conflitto.

Dove ci porteranno quegli incontri? Quali nuovi assetti di comando si preparano?


Dedo Di Francesco

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