La Cina mantiene la crescita e rafforza il proprio establishment ma deve fronteggiare sfide sempre più complesse

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Il congresso del partito unico cinese (aperto il 5 Marzo) ha visto ancora una volta il presidente Xi rafforzare la propria leadership sul sistema e sono in molti a preoccuparsi di una possibile svolta autoritaria.

Che una svolta sia arrivata o meno, la nazione ha ben donde di rafforzare la propria leadership politica interna, viste le gigantesche sfide cui è sottoposta:

– da quella geopolitica nei confronti dei propri vicini nel sud-est asiatico
– a quella economica nel mantenere la crescita abbastanza a lungo per vedere migliorare le condizioni di vita della popolazione meno benestante,
– sino a quella finanziaria, che vede la possibilità di implosione dell’enorme crescita registrata dal sistema bancario interno,
– il maggior costo che l’aumento dei tassi previsto dalla Fed può comportare per un Paese che deve continuare a finanziare a buon mercato la sua crescita
– e infine i danni che ulteriori svalutazioni del Renminbi possono arrecare alla fiducia degli operatori economici interni.

LA SPESA MILITARE

Innanzitutto la sfida lanciata dalla Corea del Nord, che rivela la necessità per la Cina di continuare a spendere cifre molto importanti del proprio prodotto interno lordo per consolidare la leadership militare nel bacino del sud-est asiatico.

Nell’anno passato il budget militare si è ancora una volta incrementato (sebbene nel complesso la crescita della spesa per armamenti sia in riduzione). Oggi il budget militare della Cina è il secondo più grande del mondo, a poco più di un terzo di quello americano ma comunque pari a quasi quattro volte quello della Federazione Russa e a quello del Regno Unito, due tra i maggiori del mondo dopo l’Arabia Saudita (terza nell’ordine dopo America e Cina).

MANTENERE ALTO IL LIVELLO DEGLI INVESTIMENTI

Qualcuno ha scritto che la montagna di spesa per armamenti in realtà è una mossa molto furba per mantenere il piede sull’acceleratore degli investimenti, che in Cina sono una componente molto importante del totale del prodotto interno lordo, con ovvie ricadute anche nell’indotto dell’industria civile.
Non sembra possibile infatti controbilanciare il rallentamento del commercio internazionale e conseguentemente anche delle esportazioni cinesi con il solo incremento nella spesa per consumi, che non dipende solo dalla volo del governo centrale.

La strada di una crescita del tenore di vita dei cittadini è sicuramente stata imboccata con decisione, ma non può dare effetti così immediati quando il divario tra le regioni povere del nord del Paese cresce con quello delle province più industrializzate e una parte consistente della popolazione vive ancora nelle comunità rurali a stretto ridosso della povertà di alimenti.

La Cina nel 2017 potrebbe sicuramente beneficiare del miglioramento che si prospetta per la crescita economica mondiale, ma ciò nonostante l’obiettivo di un +6,5% è comunque il più basso degli ultimi anni.
Forse è mantenuto prudentemente basso anche per evitare nuovi scossoni sul fronte della svalutazione del Renminbi (qualora esso fosse disatteso).

IL PIÙ GRANDE SISTEMA BANCARIO AL MONDO

La crescita economica della Cina anche quest’anno è prevista ancora una volta posizionarsi al di sotto di quella dell’India, l’altro grande Paese Emergente, con una popolazione molto vicina a quella cinese (quasi 1,3 miliardi di abitanti, solo 100 milioni in meno di quella cinese, giunta a ridosso di 1,4 miliardi), ma finanziata molto più pesantemente che in India dal sistema bancario (di gran lunga il maggiore del mondo).
Nel 2016 esso ha addirittura superato per dimensioni quello dell’Eurozona, caduto in una crisi profonda ma che in precedenza deteneva il primato mondiale.

Oggi le principali banche al mondo sono cinesi e il sistema finanziario cinese è ulteriormente popolato dalle cosiddette “banche ombra”, vale a dire società finanziarie non ufficialmente riconosciute come banche ma che di fatto svolgono la medesima attività nel settore privato.
Le banche ombra sono assai poco regolamentate ma di fatto tollerate perché contribuiscono a sostenere buona parte della crescita economica nazionale.

L’intero sistema bancario cinese è inoltre fortemente sussidiato dalla liquidità erogata dalla Banca Centrale del paese, spesso con modalità poco trasparenti, sebbene il credito al consumo sia ancora relativamente poco sviluppato.

Non stupisce dunque la “svolta” dirigista che Li Keqiang ha annunciato al recente congresso del partito, ricordando più volte che il Paese ha una sola leadership: quella del suo Presidente XI Jinping. La Cina non può permettersi in questo momento così delicato per il mondo di vanificare anni di propri sforzi nel mantenere un equilibrio politico, economico e finanziario.

La democrazia, quella vera, può attendere ancora.

 

Stefano di Tommaso