L’EUFORIA DEL VOTO CONTAGIA I MERCATI

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(una visione “contrarian” dello scenario positivo per le borse)

I mercati hanno oggi festeggiato, subito dopo la vittoria di Macron e dopo aver registrato lo schieramento in suo favore di due degli altri quattro candidati maggiori (cosa che gli darebbe la vittoria al ballottaggio se bastasse una dichiarazione dei leaders politici per realizzare un pieno trasferimento di preferenze).

Tutto va su, fin troppo su se me lo permettete, dal momento che i principali beneficiari dell’euforia del voto fin da questa mattina sono stati gli istituti di credito, primi fra tutti quelli italiani, che notoriamente non hanno fatto ancora completamente ordine in casa propria.
Persino l’Euro sale di slancio e tende verso quella fatidica soglia di 1,10 Dollari che molti avevano in precedenza indicato come obiettivo di medio termine.

Ovviamente la notizia (soprattutto dopo una lunga tornata di sedute positive dei mercati di tutto il mondo ma in particolare di quelli europei, che attendevano con ansia la prova elettorale) ha tutta una serie di risvolti positivi per l’economia, così come li avrebbe avuti in senso opposto se i mercati invece fossero precipitati.
Con il prolungato rialzo delle borse infatti :

– i portafogli degli investitori sono più ricchi e di conseguenza più propensi agli investimenti produttivi;
– i tassi di interesse impliciti scendono (anche se marginalmente) e favoriscono dunque anche i consumi;
– la maggior propensione alla spesa dei risparmiatori che vedono accresciuta la loro ricchezza può dare un contributo positivo alla lotta contro la deflazione dei prezzi (tutt’ora presente in un vasto paniere di beni);
– i mercati europei si allineano a quelli asiatici e d’oltre Atlantico e questo rafforza un teorema che a tutt’oggi resta difficile da dimostrare: che gli attuali livelli di valutazione delle aziende sono “quasi” fisiologici;
– i tassi di cambio con il Dollaro sono decisamente migliorati per l’Euro ma per la Banca Centrale Europea questa non è necessariamente una bella notizia: la ripresa economica europea è oggi fortemente condizionata dall’andamento positivo delle esportazioni, visto che i consumi non crescono affatto al sud e poco nel nord del vecchio continente. Le esportazioni potrebbero risultarne danneggiate e La BCE potrebbe decidere qualche altra manovra espansiva per contrastare l’apprezzamento della divisa unica. Manovra che avrebbe peraltro tutta una serie di ulteriori connotazioni positive per le nostre economie.

Fin qui tutti i (numerosi) risvolti positivi dovuti all’euforia post elettorale, ma non possiamo non tenere conto anche di una serie di considerazioni pratiche che potrebbero -nel caso- contribuire a “rovinare la festa” cui oggi assistiamo:

– il fenomeno della forte ascesa dei corsi di borsa non può che essere letto anche come un aumento della volatilità implicita dei corsi azionari, volatilità che può fornire qualche grattacapo agli operatori più prudenti, i quali si stavano progressivamente orientando all’azionario per sostituire i rendimenti quasi inesistenti del reddito fisso;
– l’euforia rischia di essere un sentimento passeggero e talvolta, dopo un lasso di tempo, lascia il posto alla delusione ;
– sebbene sia molto probabile l’ascesa di Macron allo scranno presidenziale francese, l’ultima parola non è ancora stata detta e, come minimo, al realizzarsi di ciò, ci troveremmo una Francia fortemente divisa (con posizioni politiche invertite ma divisa ugualmente quanto lo è stata l’America dopo l’avvento di Trump), dove magari una esigua maggioranza di elettori “statalisti ed europeisti” potrebbe risultare avversata da una folla inferocita di contadini e operai alle prese con un’immigrazione selvaggia che mette sotto pressione i salari minimi e contro un governo di “banchieri” in cui non si riconosce;
– un’eventualità infine non troppo improbabile è che nelle prossime due settimane la Francia continui ad essere colpita da bombe  e attentatori islamisti (così come è successo sino ad oggi) e che questo mobiliti la popolazione verso un sentimento di forte ribellione al sistema, con il possibile risultato di un ribaltamento della situazione attuale.

Ovviamente sono considerazioni solamente teoriche, del tutto prive di certezze e, tutto sommato, persino nell’improbabile caso di vittoria al fotofinish di Marine Le Pen, le medesime potrebbero risultare incapaci di mobilitare una vera e propria crisi del mercato finanziario, per molti motivi.
Ma che i prossimi giorni possano veder crescere la volatilità dei mercati è probabile, se non quasi sicuro!

Il sistema europeo potrà infatti difficilmente essere scosso e cambiato dal suo interno, a motivo del fatto che dietro gli attuali meccanismi ci sono importanti interessi economici e finanziari.
Se Macron si rivelerà essere un altro Renzi, solo fintamente rottamatore e di fatto troppo vicino alle logiche finanziarie e alle posizioni tedesche (è noto il suo endorsement fornito da Schauble, una specie di bacio di Giuda), allora la Francia sarà percorsa da ondate ancora maggiori di populismo e così con essa anche il resto d’Europa.

In particolare l’Italia sarà comunque sensibile a ciò che avverrà nei prossimi mesi oltr’Alpe e, si sa, le prossime elezioni politiche in Italia potrebbero arrivare in qualsiasi momento anche prima dell’anno che rimane alla normale scadenza della legislatura.
Se uno scossone all’Europa invece che la Francia dovesse darlo l’Italia, l’esito per il sistema e per la sua stabilità sarebbe anche peggiore.

Rimangono infine due innegabili fenomeni statistici che possono giocare a favore di una maggior volatilità dei mercati finanziari :

– il primo è che da Maggio a Settembre le borse performano molto peggio che negli altri sei mesi dell’anno. Questo ovviamente rende più difficile (statisticamente parlando) che le borse possano proseguire la loro corsa nei prossimi sei mesi;
– il secondo è relativo all’importante stacco di dividendi riferibili agli utili del 2016, che quest’anno saranno particolarmente copiosi e, dopo il quale, le quotazioni dei titoli azionari non potranno che discendere fisiologicamente al livello che pareggia i dividendi pagati.

Questi fatti “tecnici” potrebbero contribuire a movimentare le borse (tutte le borse) ben al di là di quanto sino ad oggi si è visto nei sei mesi precedenti, dall’epoca appunto dell’elezione di Donald Trump, momento che è infatti coinciso con il notevole rialzo tutt’ora in essere.

È in parte il normale “respiro” dei mercati che, nonostante al momento non si possa che brindare ai guadagni in corso, si sa che non possono mai andare esclusivamente e perennemente all’insù, nemmeno quando tutte le congiunture fondamentali appaiono positive.

Non aspettiamoci perciò che questa volta le borse facciano un tonfo già a Maggio o in Agosto (come detto, soprattutto per le borse europee i fondamentali appaiono solidissimi)bensì che possano movimentarsi -da questo momento in avanti- ben di più di ciò che sembrava diventata la “nuova normalità”.

E se mi è permessa qualche analogia “nautica”, quando arrivano le ondate le navi imbarcano sempre un po’ d’acqua, mentre le performance di chi investe in borsa dipendono molto più di prima dal momento in cui si “entra” su uno o più titoli”: se quel momento è favorevole i guadagni sono amplificati, se si dimostra sfavorevole si possono realizzare delle belle perdite in conto capitale, persino quando -mediamente- i livelli complessivi dovessero permanere intorno ai massimi di questi giorni.
Qualora il mare magnum dei mercati dovesse andare in tempesta infatti non sarebbe così strano per qualcuno perdere l’orientamento, persino con il cielo sereno e il vento in poppa com’è adesso…

 

Stefano di Tommaso